lunedì 28 novembre 2011

Gran Turismo

Settimana molto intesa non dal punto di vista delle lezioni (quasi tutte annullate per esami e altre ragioni a me sconosciute); forse non riesco a ricordare tutto quello che ho visto, ma grazie all'aiuto della mia fedele compagna di avventure istanbuliote Lucia posso fare una lista abbastanza fedele: martedì è toccato al pezzo forte aya sofya, moschea blu e cisterna (le cose più importanti diciamo da vedere nella zona storica di Sultanahmet). Mercoledì invece è toccato al Gran Bazaar: un mondo di negozi in un bellissimo contesto ma che purtroppo offrono quasi tutti la stessa merce. Nelle parecchie volte che mi sono recato al Kapalı Çarşı (mercato chiuso il suo nome in turco) non ho mai trovato tante cose che mi sarebbe piaciuto prendere, solo una maglietta di calcio poco originale e forse un narghilè. Stavolta, anche grazie alla grassa voglia di acquisti femminile ho trovato delle camicie che usano gli uomini del posto, molto chic ma semplici nella loro eleganza. In futuro le prenderò di sicuro. Giovedì: piccola aya sofya, una ex chiesa fondata poco prima della più grande aya sofya, un gioiellino simbolo della coesistenza di culti diversi in un luogo solo. Piccolo rammarico: chissà che bellissimi mosaici ci sono sotto l'intonaco bianco che ricopre del tutto le pareti dell'edificio (l'idolatria è inconcepibile nell'islam, per questo le moschee hanno solo motivi floreali e nessuna icona, anche perché "distrarrebbe" il fedele nell'atto della preghiera). Dopo abbiamo solo il tempo di vedere le rovine del poco distante palazzo Bucoleon, completamente in rovina (con case abusive costruite sopra o che addirittura usano pareti del palazzo stesso, una cosa da pazzi). Venerdì: giro abbastanza lungo, partendo da Karaköy per mangiare un balık ekmek (panino con pesce) passando poi il ponte di Galata a piedi all'altra parte fino a Sultanahmet dove visitiamo il museo delle opere d'arte turche e islamiche: bellissimo museo, pieno di tappeti antichi e corani decorati in maniera maniacale, da fare invidia ai nostri vecchi monaci amanuensi. Ancora più sorprendente è il museo della banca del lavoro a Eminönü (Iş Bankası). Entrati solo perché il biglietto è gratis, ci siamo ritrovati nella sede storica della banca, ristrutturata e visitabile in ogni suo angolo: gli uffici, i posti dietro i banconi con gli sportelli di ferro, addirittura il caveau con tutte le cassette di sicurezza e le cassaforti protette da massicci portoni. Da visitare assolutamente. Soddisfatti della visita usciamo e ci concediamo una bella cioccolata in una pasticceria vicino, in pieno stile ottomano. Da lì cominciamo un piccolo tour delle moschee della zona: prima quella di Eminönü, la moschea Nuova (Yeni Camii): un gioiellino anche questo. Per andare a quella successiva passiamo per il Bazaar delle Spezie (Baharat Çarşısı) molto più piccolo dell'altro bazaar ma molto ben fornito in ogni caso. La moschea Süleymaniye è considerata il capolavoro dell'architettura ottomana: in effetti è forse la più grande e impressionante tra le moschee che ho visto. Inutile descrivere cosa si prova, bisogna starci dentro. Per cena vado a casa di Lucia a Merter, giusto una fermata di metro dopo quella per Davutpaşa, il secondo mio campus. Un posto periferico ma tranquillo. Unica cosa da segnalare: cena con çorba (la loro minestra) della Knorr, venuta egregiamente, seguita da una frittata con wurstel. Per tornare poi a casa ci metto almeno un'ora e mezza, colpa sia della notevole distanza che dei servizi scarsi in ore notturne. Strano per esempio che alle 23:35 chiudano la funicolare e altri mezzi, sarà per via dei tassisti, un esercito di automobili a Istanbul, pari alla metà dei veicoli in circolazione? Molto probabile. Sabato: nulla fino a sera, quando organizzo una cena a base di cotolette di pollo con patate. Si sente che ho nostalgia di casa. Segue concerto jazz in un locale in Istiklal Caddesi con Lucia, Idil, la sua coinquilina e il ragazzo di quest'ultima, che suona la tromba nel complesso. Concerto molto godibile, peccato essere tornati presto. Domenica: tutto già organizzato, con partitella di calcio e bagno turco insieme ad altri erasmus. Punto di ritrovo a Beyazit alle 12:00. Peccato che non riusciamo a scovare in piazza il gruppo che dovrebbe giocare con noi, scambiando addirittura alcuni ragazzacci che ispirano ben poco a quelli che sarebbero stati gli avversari e compagni di squadra. Vabbè. Al posto della partita siamo andati io e Lucia al museo della tecnologia e della scienza islamica, già descritto in un altro post. Bello come sempre. Appuntamento per hamam alle 15 sempre fermata Beyazit: stavolta non sbagliamo e ci ritroviamo con altri italiani. L'esperienza dell'hamam è stata bellissima: basta un asciugamano fornito dai panzoni addetti ai massaggi e si entra in questo grande "tempio del vapore", costellato in ogni angolo da fontanelle con rubinetti ad acqua calda e fredda, tutto in marmo vecchio di 500 anni. Niente male. Ogni fontanella ha una bacinella da riempire d'acqua per sbattersela e rovesciarsela a piacimento sul proprio corpo. Dopo arrivano i panzoni che ti fanno il massaggio, in due fasi: prima da seduto con un guanto ruvido ti insaponano e ti grattano per bene per togliere la pelle sporca e le impurità che il vapore ha espulso dal corpo; dopo questa bella rastrellata vieni passato al massaggio da sdraiati, sempre insaponando, e con polso esperto piegano e scrocchiano gambe, braccia e schiena; sentire grida di dolore, a volte semplicemente burlesche, non è raro. A proposito di goliardia: non sono mancate le gavettonate di acqua fredda, a cui ho partecipato pure io molto volentieri.

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