lunedì 24 ottobre 2011

Il palazzo dei Sultani

La giornata di sabato è già preconfezionata nel suo programma: gita al palazzo Topkapı, la sede reale dei Sultani per circa 500 anni, un posto pieno di storie e intrighi. Molto intrigante quindi. Ero molto curioso di vedere com'era, non sapevo come immaginarmi un palazzo reale di un impero dai connotati e dai valori così diversi da quelli occidentali. Uno dei miei compagni di ventura qui riporta voci secondo le quali è la Versailles d'Oriente. Come paragone forse ci sta. Quello che è certo è che mi è piaciuto moltissimo, ancor più di Aya Sofya. Le pareti di molte aree sono coperte quasi interamente da mattonelle di ceramica da Kütahya, la migliore di Turchia ancora oggi. La tranquillità dei suoi giardini delle sue corti interne fanno dimenticare molto velocemente che siamo in una città di 14 milioni di abitanti. La sua posizione sopraelevata rispetto alla caotica città la rende come un paradiso in terra, con una vista spettacolare sul Bosforo e su quello che era, e lo è ancora ufficiosamente, una vera e propria capitale. Qualcuno Istanbul la definisce "la New York d'Oriente". Per certi aspetti potrebbe anche essere così, per il suo flusso umano e meccanico (il traffico sostanzialmente). Le cose che mi hanno colpito di più: il Divan, cioè il parlamento dove si prendevano decisioni fondamentali per il più longevo impero mai esistito (e anche tra i più grandi senza dubbio), e l'harem. Molto diverso da come me lo immaginavo, l'harem sembra una normale residenza di lusso, come un palazzo nobile che si potrebbe trovare a Firenze. Curioso anche che l'harem aveva una porta di accesso, o meglio di ascolto, direttamente sulla sala del Divan: questo perché c'è stato un periodo nell'Impero Ottomano dove a regnare non erano i Sultani ma le loro madri, ex normali giovani dell'harem. Da quella finestrella velata potevano sentire e decidere le sorti di un Impero. Non mi dilungo troppo sul Topkapı, non finirei più altrimenti. Visitarlo senza esitazioni è la cosa migliore da fare.
Il giorno dopo è la volta di una passeggiata mattutina, complice anche il bel tempo, nel mio quartiere: scopro la zona sotto casa mia, nel senso che dopo una bella via in ripida discesa molto pittoresca (con case in stile ottomano e gatti ovunque) arrivo nel viale che costeggia la riva asiatica della città, nota come Kuzguncuk. Da rifare assolutamente. Segue una cena a casa mia: senza pormi problemi ho avuto la presunzione di invitare 8 persone. Il menù è molto tradizionale: pasta. Sorge il solito problema: ormai sono carbonara-addicted, e desidero ardentemente che tutti la provino. Peccato che c'è la carne di maiale dentro, e quindi devo optare per qualche altra soluzione: la pasta al pesto, con pesto fatto in casa ovviamente. Assurdo che qui il basilico (li mortacci loro) non si trova; pare che i turchi non siano abituati a usare il basilico nei loro piatti, e il mio sospetto ha avuto conferme dopo aver girato 4 diversi fruttivendoli e 2 supermercati. Per fortuna che alla fine ho trovato un sostituto degno alla pancetta: soppressa di manzo alle spezie. La carbonara è venuta bene, per la gioia dei 4 invitati turchi; gli altri, ovviamente italiani, bevevano pure vino.
Il capitolo lezioni prosegue senza troppi intoppi (a parte l'incompetenza dell'ufficio erasmus turco, che fortunatamente non ha compromesso nulla, per ora) e la prossima settimana ho un primo compito da consegnare. In Italia siamo abituati fin troppo bene: prima degli esami a Gennaio ci sono compiti ogni due settimane e due esami in mezzo. Vi aggiornerò su come andranno.
Qualche notizia d'attualità invece sulla Turchia, che in questi giorni è tornata alla ribalta per diversi tristi fatti: prima l'attentato dei curdi del PKK (o meglio, delle "cellule impazzite" che fanno di testa loro separatesi dal PKK) e il terremoto che ha colpito la zona di Van. Entrambi questi fatti hanno aumentato in qualche modo la presenza di bandiere della Turchia un po' dappertutto. E' una cosa innegabile, andando in giro ci si accorge ben presto che per esempio non erano sul cofano dei taxi, o non coprivano intere facciate di palazzi. In tutto questo, il 29 Ottobre è la festa della Repubblica, molto sentita qui. Il modo in cui ci si arriva non è dei migliori, spero che non succedano altri fatti spiacevoli, voluti dal fato o dalla violenza dell'uomo. Speriamo bene.

venerdì 21 ottobre 2011

Un ciclone in casa

E' proprio il caso di dirlo. La casa di giorno in giorno ha subito una trasformazione radicale nel suo aspetto, a partire soprattutto da camera mia: finalmente non ho più il materasso per terra ma una vera doga abbastanza alta, fondamentalmente una cassa cava all'interno che mi permette di mettere anche le valigie vuote e salvare un po' di spazio della camera; altra grande novità: tre scaffali di libreria, dove posso mettere quei 4 libri che mi occupavano la scrivania (e che adesso posso usare per studiare). Qualche piccolo ritocco decorativo e alla fine sarà definitivamente a posto. Il resto della casa invece ha subito modifiche sotto molti punti di vista, a partire da piccole cose come attrezzi da cucina fino a tappeti e tappetini un po' dovunque, che rendono l'ambiente molto più accogliente di come lo era già prima in fondo.
Ieri mi sono trovato invece con una ragazza italiana che abita vicino a casa mia e una sua amica tedesca per andare al tanto agognato museo della scienza e della tecnica nell'islam. Ne vale veramente la pena: diviso per arti e settori scientifici (per esempio chimica, astronomia, medicina, fisica, arte della guerra..) mostra quanto il sapere scientifico dell'umanità deve al mondo islamico, ma che per ragioni ideologiche questo fatto è sconosciuto e tacciuto dai più. Come diceva uno dei cartelli, citando un scienziato europeo: "non c'è errore più grande che ignorare l'importanza delle scoperte nel mondo arabo islamico per quanto riguarda scienze come l'alchimia, parola appunto di origine araba, e l'astronomia". Nel caso dell'Islam infatti il mondo non è stato creato da Dio, che ne è solo il custode, ma è un campo di ricerca senza confini aperto all'uomo e alla sua sete di conoscenza. Per questo nell'Islam non c'è mai stato un "caso Galileo" ma si è potuto indagare e scoprire senza interferenze religioso-ideologiche quanto c'era da scoprire all'epoca. Soddisfatti della visita, passeggiamo baciati dal sole nel parco antistante il museo, mangiamo qualcosa e ci troviamo a pomeriggio inoltrare a fumare narghilè sotto il ponte di Galata (sotto perché il ponte ha da ambo i lati una lunga fila di locali dove poter godere di un'ottima vista sul Bosforo o sul Corno d'Oro mentre si degustano le prelibatezze della cucina turca oppure fumandosi appunto un bel narghilè). Il giorno dopo mi do appuntamento con Angelo per andare a Balat, quartiere a nord di Eminönü sul Corno d'Oro. Fratello minore del Bosforo, il Corno d'Oro o Haliç è il ramo più piccolo che lambisce la città, poco turistica come meta e forse per questo migliore perché conserva ancora l'autentica atmosfera di un tempo. Accompagno Angelo perché di una certa zona di Balat deve fare un progetto per l'università, io approfitto al volo e non me ne pento: il posto è molto tranquillo, si capisce dalle vecchie case e dalle chiese e sinagoghe che da queste parti vivevano greci e armeni, e l'aspetto originario (compreso l'impianto stradale) è come quello di un tempo. Un'unica via principale, a perdita d'occhio, molto stretta ma molto vivace, ai lati tante viuzze residenziali ancora più piccole. E' incredibile come può cambiare questa città muovendosi relativamente poco: dalla metropoli caotica e occidentale di colpo siamo passati nella vecchia città tra XIX° e XX° secolo. La visita di questo quartiere è stata una vera boccata d'aria fresca: vedere qualcosa di veramente autentico ancora intatto nonostante tutto è impagabile. Dopo un bel kebab ci prendiamo un çay in uno dei locali frequentati solo da uomini (come fosse una legge non scritta che non ci vanno le donne). Tutto il mondo è paese in fondo: sembrava di essere al bar sport, con vecchi che giocano a scopa intorno a un tavolo. Sicuramente ho ancora un bel po' da vedere di Istanbul, le milioni di facce che può avere.

mercoledì 19 ottobre 2011

W la mamma

Dopo il weekend romantico guastato parzialmente dalla pioggia costante di un clima a dir poco autunnale, ricomincio la settimana con un chiaro presentimento: sarà difficile preparare questi esami. Tanto più che hanno 2 prove intermedie prima dell'esame vero e proprio. Altro che erasmus, qui si sgobba (e non solo qui, vorrei davvero sapere chi mette in giro queste storie di "erasmus=cazzeggio"). Intanto ci sono stati sviluppi sulla questione delle lezioni di italiano: il primo tipo che mi ha chiamato continua a ignorarmi, e questa ormai non è una novità. Probabilmente lo bidonerò (non senza una certa soddisfazione) perché tramite contatti comuni potrò dare lezioni a un uomo d'affari turco che esporta vino italiano in Turchia, e pare che possa anche avere un vero e proprio gruppo di ragazzi volenterosi che studiano alla mia università. Li ho trovati giusto oggi a lezione di Italiano 3 con il professore Grassi. Lezione divertente, è stato strano trovarsi per una volta dall'altra parte della classe, di fronte a studenti che impacciati cercano di rispondere a domande poste dall'insegnante; e pensi come sarebbe essere al loro posto. Non è male, direi. Fa strano parlare mooolto lentameeente e faaaare domandeee a questa velocità. Bello poi che ti accorgi di cose molto strane nella nostra lingua, e soprattutto di quanto può essere difficile la lingua italiana (probabilmente una delle più difficili al mondo). Basta pensare a ogni volta che bisogna accordare numero, genere, articolo. Cosa che sbagliano parecchie volte i poveri sventurati studenti. Altra aspetto comico della situazione, come mi ha detto lo stesso professore, sono studenti di inglese (leggesi: grammatica più facile del mondo). Altra novità della settimana: la mamma del mio coinquilino è venuta a fare visita al figliol prodigo. E a resettare un po' la casa, abbastanza in disordine (in effetti è ancora più bella di prima, grazie!) e ci prepara leccornie a colazione e cena. Colazione turca nel weekend: uova, pomodori, börek, marmellate, nutella etc etc. E çay, çay, çay a volontà. Ormai penso di essere drogato. A cena un tipo di pasta tipico loro, che mi ha pure insegnato a cucinare, poi insalata, köfte (polpette buone ma un po' pesanti), çorba (minestra deliziosa, una vera e propria istituzione qui, come il kebab). Per ora è qui da 5 giorni, sono aperte le scommesse su quando partirà; finora ho sempre sbagliato previsioni.

venerdì 14 ottobre 2011

Lezioni in turco

Ho tante cose da riportare che se aspetto ancora un giorno o due me le dimentico di sicuro. Pare che il mio quadro delle lezioni sia pronto per essere scritto e dato in pasto all'imprimatur della mia coordinatrice a Venezia, ma il viaggio è stato tortuoso: ho appuntamento la mattina con la professoressa di "Apripista della nuova letteratura turca", leggi "Teatro turco e influenze straniere". Il problema fondamentale è sapere quanti crediti ECTS (per gli erasmus) posso prendere con questa lezione, ma né la professoressa, né la segreteria lo sa. Dopo un po' di ricerche finalmente in un plico di fogli troviamo il documento che per fortuna mi salva il fondoschiena: 5 crediti, ancora accettabili dato che a ca'foscari sono solo 6. Dopo con Idil decidiamo di andare a fare la carta musei al Kariye Müzesi, ossia una chiesa bizantina tra le più importanti della città. Ne approfittiamo per fare un piccolo giretto sotto le mura teodosiane, incredibilmente ancora intatte anche nel loro percorso originario, incredibilmente lungo. Peccato che sia stato invano il viaggio: arriviamo 15 minuti dopo la chiusura, e sconsolati ma non troppo ci beviamo un çay osservando delle ragazzine che si fanno le foto con un muro come sfondo (mah). Il viaggio in bus fino a Taksim è un'ottima occasione per parlare lungamente di discorsi profondi, ma dato che non c'è spazio non li scriverò qui. A Taksim ci sto più del dovuto (almeno un'ora) chiaccherando con una ragazza italiana conosciuta per caso lì. Belle le conoscenze casuali.

Per fortuna sono andato a lezione oggi. E' stato un vero spasso. La lezione è del famoso professore italiano citato precedentemente qualche post fa. Come immaginavo, una lezione in turco a gesti e balbettii ogni tanto, ma molto ricca di informazioni e interessante. Dopo lezione mi intrattengo con il professore Fabio Grassi, visibilmente provato dalla performance, e abbiamo occasione di scambiarci qualche battuta sulla lezione (un percorso storico del socialismo e del comunismo poi nei primi decenni del '900) sul fascismo, sulla sua carriera in Turchia, Atatürk e altro ancora. Con la sua lezione il quadro dei corsi si completa finalmente. Inoltre il professore mi ha esortato a venire alla sua lezione di Italiano 3 come aiuto linguistico per i studenti; penso che sarà utile anche per me, così farò pratica attiva e anche da interprete (e sarà utile anche per vedere come si insegna e per abituarmi). Troppi buoni motivi per non andarci. Ora ho un sacco di cose da fare, piacevoli visite inaspettate in arrivo.

mercoledì 12 ottobre 2011

Cose da turchi

Lungo stop improvviso per il blog, ma dato che è una cosa a cui tengo (e dato che ho bisogno di credere di poter portare a termine degli impegni) decido di continuare questo benedetto diario informatico. Giornate convulse, un po' faticose sia fisicamente che mentalmente. Farò solo una rapida carrellata di aneddoti, in ordine cronologico: torno a casa nel mio quartiere (Üsküdar) e mi capita di assistere a scene dell'altro mondo. Appena sceso dal vaporetto due tizi sulla cinquantina si picchiano come animali in mezzo alla strada (ovviamente spaventosamente trafficata) uno lo picchiava con qualcosa che sembrava una scarpa in testa, furiosamente. L'altro cercava di difendersi in qualche modo. La cosa peggiore è che c'erano almeno 50 persone intorno che assistevano alla scena e non muovevano un dito per separare i due. Disgustato mi prendo il mio bus per Fıstıkağacı e dopo essere sceso altra scena assurda: traffico ancora bloccato, poi petardi, botti, colpi di pistola, non so cosa fossero. Mi riparo un po' allarmato nel primo negozio che trovo ma la gente intorno non pare spaventata: mi dicono poi che è solo una "chiamata alle armi" di un ragazzo che va a combattere i curdi nell'est della Turchia (teatro di scontri sanguinosi da decenni ormai). Si festeggia: dentro le macchine decine di ragazzi urlano slogan gioiosamente, clacson, botti, bandiere turche sulle macchine e giù allo scalo per fare la parata. Non riesco a starmene zitto e parlo con il signore che mi ha spiegato la situazione: che senso ha festeggiare? Quel ragazzo domani può essere bello che morto, e i suoi amici festeggiano. Scrollata di spalle del signore turco, è così che ci vuoi fare?

Di ritorno da dovetiportailcuore (leggi capitale della Turchia) la compagnia di autobus turca più antica e affidabile si scopre non così tanto affidabile: l'autobus per Istanbul della Kamil Koç dopo 80 km prova l'ebrezza di imitare perfettamente una macchina della formula 1 costretta al ritiro. In mezzo all'autostrada lentamente si ferma col fumo che esce dal motore. Aspettiamo un'ora e mezza prima che un altro autobus ci porti alla nostra destinazione. Molti sul bus si lamentano al telefono col servizio clienti della compagnia facendo leva sulla presunta qualità del servizio. Per fortuna non arrivo in ritardo a lezione, ma una corsetta devo farmela comunque. Ah dimenticavo, sotto una pioggia torrenziale. Dicevo che non avevo mai visto Istanbul con la pioggia, beh mi è bastata, va bene così grazie. 
Finalmente in università pare che si ricordino dell'esistenza di ragazzi disorientati chiamati "erasmus", e con un ritardo di 3 settimane organizzano un cocktail party (analcolico ovviamente, siamo in Turchia) nel  ristorante sul tetto della sede centrale. La vista è mozzafiato: la sede centrale è in Barbaros Caddesi, un lungo viale in pendenza che termina con lo scalo dei vaporetti in basso. La sede è più o meno a metà del viale, cosa che permette di godere di una vista eccezionale sul Bosforo e sul ponte omonimo. Scopriamo anche che gli italiani pullulano nella nostra università, ma conosciamo anche altra gente (soprattutto spagnoli, tedeschi, polacchi). Dopo un'oretta di socializzazione ci spediscono fuori a calci in culo e alle 20 di sera, stanco me ne torno a casa. Ad attendermi Özgür con un fumante narghilè appena riparato (sììì..) e una sua amica, Ezgi. A questa ragazza devo un particolare ringraziamento perché non avrei trovato la casa dove sto ora senza conoscenze comuni, e lei è un anello fondamentale della catena. Segue un film horror spagnolo, "L'orfanotrofio". Non esattamente il genere di film che preferisco, ma godibile nell'insieme. 

Il giorno seguente sono sempre alla ricerca di una o due lezioni che mi soddisfino e che non siano troppo difficili da seguire: forse quella di oggi sarà confermata nel mio programma. Fondamentalmente si tratta di influenze teatrali straniere sul teatro turco, con buon apporto firmato Italia. Tra l'altro è un esame che completa anche l'altro corso che sto seguendo, Storia e Cinema (tosto perché ci sono compiti a casa, riassunti e lezioni in turco) ma si sa, sono erasmus e i professori sono buoni e mi dicono docilmente: fai quello che riesci a fare. E io seguo il consiglio. Di ritorno dal campus in culo ai lupi prendo uno dei bus per studenti che portano alla fermata del metrobus (una sorta di autobus oblungo con corsia preferenziale fra le due carreggiate dell'autostrada, risultato: no traffico e va via che è un piacere): peccato che il traffico non ci faccia muovere di un metro per troppo tempo, tanto che a spallate arrivo alla porta dell'autobus e dico che voglio scendere. 30 ragazzi che forse pensavano di fare la stessa cosa ma stavano fermi sono scesi con me. Capopopolo. Mi dirigo adesso verso Istiklal Caddesi, la via pedonale e dello shopping più importante a Istanbul, per prendere un dizionario turco-inglese inglese-turco in libreria. Perché non italiano? Perché fanno tutti schifo e sono pieni di errori. Ma un giorno ne approfitteremo io e Giulia Basso (compagna di avventure turco-mongole ehehe) per fare finalmente il dizionario di Turco-Italiano Italiano-Turco "Falchetti-Basso", o meglio ancora "Il Falchetti-Basso". Tornando alla realtà, prendo il dizionario e mi accorgo di essere alla fine di Istiklal Caddesi, precisamente a Tünel, capolinea del tram "nostalgico" che percorre in lunghezza tutta la via. Non è molto diverso da quelli che si vedono a Milano, forse ancora più nostalgico. Finalmente ho l'ebrezza di poter viaggiare su questa piccola nave su un mare di gente che invade Istiklal Caddesi ad ogni ora, mattina notte estate inverno che sia. Sarà meglio sfruttare (o testare) la bontà del dizionario, saluti turchi! 

lunedì 3 ottobre 2011

Kebab prèt-à-porter

Dov'eravamo rimasti? Ho fatto tante di quelle cose (ma anche no) che ne dimenticherò di sicuro. La serata con gli spagnoli è andata bene, il concerto non era male, uno o due della compagnia iberica era anche simpatico, quindi obiettivo centrato. Il giorno dopo è una domenica, che possiamo dire sia sinonimo di: fancazzismo, gongolamento, stare in casa, Più o meno è stato così. Alla fine però ho la bella idea di uscire con Özgür a vedere il concerto del suo vecchio gruppo metal vicino a Istiklal Caddesi: il locale è il tipico locale dei metallari, non tanto il mio ambiente ma mi ci abituo quasi subito (so che Jurek non avrebbe problemi ad adattarsi, anzi gli prometto che ci faremo un giretto -anche Sasà, ci conto!- ); il concerto direi che ha spaccato di brutto, sono proprio bravi. Momento comico numero 1: un tizio sulla cinquantina, palesemente ubriaco, ballava saltellando in modo ridicolo su musica metal, andandoci continuamente addosso; uno spettacolo che all'inizio mi ha fatto spanciare dal ridere, ma che poi riflettendoci è abbastanza triste perché se fosse stato solo ubriaco non avrebbe continuato così per un'ora. Parlandone col mio coinquilino abbiamo supposto fosse addirittura drogato. Momento comico numero 2: un altro tizio palesemente ubriaco dopo la performance gira fuori dal locale tra i gruppetti di ragazzi che bevono, si fa dare una sigaretta e comincia a disegnare su un bloc notes il profilo delle anime pie (il tutto senza dire motto). Alla fine sfrega le dita per farsi dare dei soldi in più, ma basta accendergli la sigaretta che se ne dimentica. Ce ne torniamo a casa ma a pochi passi da lì vedo un buzzurro che viene avanti sfrecciando, mi fermo per farlo passare ma mi da una non indifferente spallata. In Turchia mi capita spesso di non farla passare liscia quando mi fanno girare i zebedei: mi è successo una settimana fa quando un cretino sul marciapiede mi è venuto incontro con lo scooter, che se non avessi alzato lo sguardo per caso mi avrebbe quantomeno schiacciato un piede; in malo modo col braccio alzato alla romana lo insulto in turco "di strada". Quella di ieri era una situazione più delicata: stessa tecnica ma il cafone, giratosi a qualche metro di distanza, mi guarda minaccioso in attesa di un mio passo falso; mi limito a guardarlo male e poi passo dietro l'angolo. Qui dicono "hayvan" quando uno si comporta così: "animale"; ed è la parola giusta, anche se è un offesa agli animali che si comportano meglio.

Il giorno seguente inizia con una chiamata al cellulare: un ragazzo ha visto il mio annuncio per lezioni private di italiano. Miglior risveglio non poteva esserci; peccato che si accorge che non ci sono molto col cicco ed educatamente mi dice che mi richiamerà a mezzogiorno. Ovviamente non chiama, devo chiamarlo io e mi risponde dicendo che ha da fare, che mi chiamerà lui. Finora nisba. Intanto dopo una bella carbonara e un bel caffè della moca vado a lezione di "Storia e Cinema". Il professore non è per niente male, sembra molto capace e affidabile. L'ostacolo della lingua non è così insormontabile come pensavo: i concetti generali riesco a capirli, e intanto parlo e memorizzo nuove parole durante la lezione, ottima cosa. Inoltre vedremo parecchi documentari e film durante il corso, quindi non dovrebbe essere molto pesante per uno studente straniero come me. Tuttavia ci sono compiti da fare ogni due settimane, riassunti di articoli e testi da prendere dalla fotocopisteria vicino all'università. Ormai ho deciso che seguirò questa lezione e farò l'esame: è pure nella sede più vicina a casa mia, è piuttosto comodo per me arrivarci. Assaporando un Adana Kebab ad asporto col mio coinquilino penso a cosa mi aspetta domani. Domani si profila una giornata dura: devo andare in 2 diversi uffici per il permesso di soggiorno e un "numero di tassa" per il tesserino universitario. Non chiedetemi perché, io della burocrazia turca non ho ancora capito nulla.

sabato 1 ottobre 2011

Primo weekend

Ho fatto bene a dire che non potevo sapere cosa aspettarmi da iera sera. E nemmeno stasera so bene cosa mi succedera'. Mi ritrovo con Angelo per andare alla festa erasmus vicino a Taksim, intanto c'e' ancora tempo e ne approfittiamo per fare un giretto nei paraggi e faccio visita alla mia vecchia Tömer, la scuola dove un'anno fa ho frequentato per un mese il corso intensivo di turco. Ironia della sorte e' proprio alla Tömer che e' il randez vous degli erasmus; sorpreso varco la soglia e ancora piu' sorpreso incontro all'ingresso Marta, mia compagna di corso a Venezia reduce da un erasmus turco ma perseverante nel suo soggiorno a Istanbul, per parecchi mesi. Ci dice che e' ancora presto e non c'e' nessuno, allora passiamo la serata con loro in uno dei tanti locali di Beyoğlu. Un litro e 40 di birra mi convince a fare ritorno alla base intorno alle due; per fortuna becco l'ultimo autobus per Kadıköy (vaporetti finiti) e per la stanchezza mi addormento pure sull'autobus. Per fortuna Kadıköy e' il capolinea, una pacca sulle spalle da parte di un tizio mi risveglia e con un dolmuş me ne torno a casina.

Il giorno dopo si va alla Biennale di Istanbul. Sempre con Angelo (custode) ovviamente. Teoricamente deve esserci un altro ragazzo italiano, ma alla fine non arrivera'. E' andato ad un'altra mostra pensando fosse la stessa a cui andavamo noi. Vabbe'. Rispetto a quella di Venezia mi sembra meglio: non cosı' pretenziosa e forzatamente alternativa, che cerca di stupire in tutti i modi (con risultati ridicoli a volte e che non ispirano nulla); e poi il biglietto per studenti e' ücretsiz, gratis. E alla fine della fiera direi che n'e' valsa la pena. La sera non sappiamo cosa fare. Optiamo alla fine per un concerto reggae in compagnia di erasmus spagnoli, giusto per conoscere gente diversa. Prima pero' una bella carbonara, senza carne di maiale ma con del parmigiano preso da un macellaio che vende anche la carne piu' proibita e piu' buona secondo me: il maiale appunto. Marta ci ha consigliato questo posto, e gliene siamo grati: in caso di emergenza 'nostalgica' sappiamo da chi andare. Intanto good news dall'universita': finalmente si accorgono che ci sono studenti erasmus e ci offrono un pranzo con la gentile presenza del rettore. Inoltre, very good news, corso di turco avanzato offerto dall'universita' per gli erasmus il mercoledı' mattina. Secondo me non solo una scelta pratica per lo studente incoming ma anche di marketing turco, misto a orgoglio nazionale: sapere il turco aumenta il prestigio della Turchia nel mondo e si fa un po' di pubblicita' intanto. Congetture a stomaco vuoto. Ci mangero' sopra.