giovedì 22 dicembre 2011

Resoconti

Ultimo giorno a Istanbul, per questo anno 2011. Deve esserci una legge che spieghi il fenomeno di questo blog: l'aumento dei suoi post è inversamente proporzionale alla mia voglia di scrivere. Sinceramente spero di continuare. Intanto rimettiamo a posto i tasselli e prendiamo solo le cose degne da raccontare: eravamo rimasti con il mio tour turistico con Laura. Ormai il giro tradizionale lo conosco a memoria, quindi mi soffermo su inuzie come il gatto che fuori dalla chiesa di San Salvatore in Chora mendicava cibo sotto il tavolo con un'ostinazione inaudita. Tanto che, sfinito lo accontento e gli do il cibo ma lui vorace quasi mi squarcia la mano per prendere il cibo che gli mostravo sulla forchetta. Per fortuna ho buoni riflessi anche io. I camerieri per darci un po' di tranquillità hanno fatto il possibile ma non è bastato. In quei giorni due acquisti interessanti: il primo è una bevanda che si chiama sahlep, una specie di densa crema calda (bollente anzi) con latte, miele e una spolverata di cannella sopra. Deliziosa e soprattutto fa bene: è utile contro la tosse e anticamente era usata come rimedio pure per la sterilità. L'altro acquisto invece è uno zaino mille tasche che in questi giorni mi è d'incredibile aiuto. I giorni seguenti sono andato ad Ankara e sono rimasto più del solito per un discorso d'affetto e perché poi sarei stato ancora più lontano del solito, tornando in Italia. Stavolta mi sono risparmiato il giro turistico della città, esaurito già ampiamente nelle altre 6 volte che sono venuto lì, e abbiamo preferito invece girare per locali e frequentare amici di lei dormendo pure da loro. In mezzo anche una festa natalizia promossa dal duo Giulia e Francesca. Intanto mi giungono liete notizie dalle mie alunne di italiano, che all'esame prendono tutte voti alti e mi danno qualche soddisfazione e sicurezza in più.  Ritorno a Istanbul di fuoco: sotto concitati inviti che non si possono rifiutare decido finalmente di iscrivermi al Tömer, il corso di turco che tanto mi aveva dato l'anno scorso in agosto. Faccio prima un rapido sopralluogo per chiedere informazioni necessarie e mi salta pure il grillo di andare all'altra sede a Kadıköy per vedere se mi conviene nei tempi e com'è l'ambiente. A proposito, una delle pochissime cose negative che si può dire della Tömer è la presenza di queste antipaticissime ragazze e donne dell'est europa che se la tirano da matti, simpatiche come un calcio nel sedere, e animate da una concorrenza spaventosa che le rende delle macchine perfette e arroventano le lezioni con uno spirito bellico nella gara a chi risponde prima. Sì dai sono cattivo ma ho chiesto ad altri studenti di lì e in sostanza è una tesi condivisibile. Per fortuna ci sono mali minori, per esempio i soliti ragazzi arabi generalmente tamarri, qualche americano/a, tedesco/a, e gli orientali, forse i migliori. Stamattina comunque ho fatto l'esame per il collocamento in classi (4 livelli base, 4 livelli medio, 4 livelli avanzato) e sono uscito 3° livello medio, niente male direi. Per la prima volta in vita mia sono soddisfatto di un esame di turco. Chi deve intendere intenda. Il resto della giornata passata in giro per allungamenti periodo erasmus (ti pareva senza difficoltà, troppo facile così) e regali di natale. Domani aereo alle 11:45, fine primo tempo.

sabato 10 dicembre 2011

Orario di visite

Battuto ogni record. Ogni giorno rimando la scrittura del blog, forse non ho intenzione di completarlo nemmeno entro stasera per la paura di tralasciare qualche dettaglio per strada. In questi giorni registro molti arrivi in terra turca, e purtroppo anche qualche addio: a cominciare dall'arrivo dei genitori per 4 giorni, poi quello della mia concittadina Laura e dell'avventuroso Giuseppe, infine dell'addio dopo un mese di permanenza di Lucia (sigh). Tra gli arrivi devo anche registrare quello mensile della dolce metà, che per 4 giorni è stata costantemente al mio fianco. Siamo anche stati in compagnia turca, con altre ragazze che studiano o studiavano italiano ad Ankara, per un giretto breve ad Istanbul. Per una volta la mia università organizza qualcosa per i nostri erasmus e ricevo l'invito a partecipare a una gita a Rumeli Hisarı, cioè la fortezza d'Occidente, fatta costruire quasi all'imbocco del Bosforo da Mehmet il Conquistatore quando tenne l'assedio a Costantinopoli, per controllare insieme all'antistante fortezza d'Oriente (Anadolu Hisarı) che non arrivassero rinforzi o aiuti alla città assediata. Fortezza rimasta pressoché vuota al suo interno, non offre molto se non un buon panorama sul Bosforo dalle sue alte mura che si inerpicano sulle colline, con scale ripide e passatoie rigorosamente senza ringhiere; per i timorosi delle altezze come me non proprio raccomandabile. Lo stesso giorno, ma di sera accoglienza al parentado in arrivo, con relativo trasferimento all'hotel, non senza qualche inceppo: anche quando i turchi non sanno dov'è di preciso quello che chiedo cercano comunque di darti indicazioni, facendo spesso dei casini e mandandoci da tutt'altra parte rispetto alla destinazione finale. Morale: giriamo in tondo per mezz'ora quando in realtà era facilissimo trovare l'hotel. Il giorno seguente in compagnia di Lucia vado nel mio caro sobborgo di Kuzguncuk, dove il caos della metropoli lascia il posto a un tranquillo quartierino con case basse in legno, quasi tutte restaurate, dove la vita scorre distesa sui riflessi del Bosforo. Ottimo per una passeggiata mattutina rilassante. Dopo un breve giro nel sobborgo vicino di Beylerbeyi decidiamo di andare a prendere i biglietti di una partita di calcio, non proprio una partita qualsiasi: il derby Galatasaray-Fenerbahçe, il più sentito in Turchia probabilmente. Fatto sta che, in seguito alla scoperta della demolizione del vecchio stadio a Şişli facciamo un andirivieni con la metropolitana (cercando pure alla biglietteria del nuovo stadio) per sapere poi che i biglietti costano 500 £ l'uno, circa 225€. Troppo per le nostre tasche (e voglie). Optiamo quindi per vedere una partita di molta minor importanza, Istanbul B.Ş.Belediyespor contro Mersin. Costo: solo 20 lire.
Il giorno della partita organizziamo il modo per arrivare allo stadio nel miglior modo possibile (anche perché lontanissimo dal centro): tramvay fino al capolinea, poi minibus poi autobus preso al volo e a piedi. Fermata in mezzo all'autostrada, poi a piedi da soli nell'oscurità della sera, impauriti dal latrato dei cani e in mezzo al nulla. Non esattamente la migliore delle situazioni, ma giusto al fischio d'inizio riusciamo a sederci in questo stadio praticamente vuoto, dato che i tifosi di questa squadra sono pochi pochi. La partita finisce con un tristissimo 0-0 con poche occasioni e poche emozioni. Io me ne vado dallo stadio piuttosto deluso, Lucia si accontenta perché era la prima volta che ci andava. Piccola nota sui 2 giorni precedenti alla partita: giretto turistico con i genitori ad Üsküdar e Kuzguncuk, con una sera a cenare in un buonissimo ristorante nel centro storico con cucina ottomana: pieno fino all'orlo. Adesso sono ancora indaffarato con un giro turistico, stavolta con Laura. Aggiornamenti in arrivo (chissà fra quando).

lunedì 28 novembre 2011

Gran Turismo

Settimana molto intesa non dal punto di vista delle lezioni (quasi tutte annullate per esami e altre ragioni a me sconosciute); forse non riesco a ricordare tutto quello che ho visto, ma grazie all'aiuto della mia fedele compagna di avventure istanbuliote Lucia posso fare una lista abbastanza fedele: martedì è toccato al pezzo forte aya sofya, moschea blu e cisterna (le cose più importanti diciamo da vedere nella zona storica di Sultanahmet). Mercoledì invece è toccato al Gran Bazaar: un mondo di negozi in un bellissimo contesto ma che purtroppo offrono quasi tutti la stessa merce. Nelle parecchie volte che mi sono recato al Kapalı Çarşı (mercato chiuso il suo nome in turco) non ho mai trovato tante cose che mi sarebbe piaciuto prendere, solo una maglietta di calcio poco originale e forse un narghilè. Stavolta, anche grazie alla grassa voglia di acquisti femminile ho trovato delle camicie che usano gli uomini del posto, molto chic ma semplici nella loro eleganza. In futuro le prenderò di sicuro. Giovedì: piccola aya sofya, una ex chiesa fondata poco prima della più grande aya sofya, un gioiellino simbolo della coesistenza di culti diversi in un luogo solo. Piccolo rammarico: chissà che bellissimi mosaici ci sono sotto l'intonaco bianco che ricopre del tutto le pareti dell'edificio (l'idolatria è inconcepibile nell'islam, per questo le moschee hanno solo motivi floreali e nessuna icona, anche perché "distrarrebbe" il fedele nell'atto della preghiera). Dopo abbiamo solo il tempo di vedere le rovine del poco distante palazzo Bucoleon, completamente in rovina (con case abusive costruite sopra o che addirittura usano pareti del palazzo stesso, una cosa da pazzi). Venerdì: giro abbastanza lungo, partendo da Karaköy per mangiare un balık ekmek (panino con pesce) passando poi il ponte di Galata a piedi all'altra parte fino a Sultanahmet dove visitiamo il museo delle opere d'arte turche e islamiche: bellissimo museo, pieno di tappeti antichi e corani decorati in maniera maniacale, da fare invidia ai nostri vecchi monaci amanuensi. Ancora più sorprendente è il museo della banca del lavoro a Eminönü (Iş Bankası). Entrati solo perché il biglietto è gratis, ci siamo ritrovati nella sede storica della banca, ristrutturata e visitabile in ogni suo angolo: gli uffici, i posti dietro i banconi con gli sportelli di ferro, addirittura il caveau con tutte le cassette di sicurezza e le cassaforti protette da massicci portoni. Da visitare assolutamente. Soddisfatti della visita usciamo e ci concediamo una bella cioccolata in una pasticceria vicino, in pieno stile ottomano. Da lì cominciamo un piccolo tour delle moschee della zona: prima quella di Eminönü, la moschea Nuova (Yeni Camii): un gioiellino anche questo. Per andare a quella successiva passiamo per il Bazaar delle Spezie (Baharat Çarşısı) molto più piccolo dell'altro bazaar ma molto ben fornito in ogni caso. La moschea Süleymaniye è considerata il capolavoro dell'architettura ottomana: in effetti è forse la più grande e impressionante tra le moschee che ho visto. Inutile descrivere cosa si prova, bisogna starci dentro. Per cena vado a casa di Lucia a Merter, giusto una fermata di metro dopo quella per Davutpaşa, il secondo mio campus. Un posto periferico ma tranquillo. Unica cosa da segnalare: cena con çorba (la loro minestra) della Knorr, venuta egregiamente, seguita da una frittata con wurstel. Per tornare poi a casa ci metto almeno un'ora e mezza, colpa sia della notevole distanza che dei servizi scarsi in ore notturne. Strano per esempio che alle 23:35 chiudano la funicolare e altri mezzi, sarà per via dei tassisti, un esercito di automobili a Istanbul, pari alla metà dei veicoli in circolazione? Molto probabile. Sabato: nulla fino a sera, quando organizzo una cena a base di cotolette di pollo con patate. Si sente che ho nostalgia di casa. Segue concerto jazz in un locale in Istiklal Caddesi con Lucia, Idil, la sua coinquilina e il ragazzo di quest'ultima, che suona la tromba nel complesso. Concerto molto godibile, peccato essere tornati presto. Domenica: tutto già organizzato, con partitella di calcio e bagno turco insieme ad altri erasmus. Punto di ritrovo a Beyazit alle 12:00. Peccato che non riusciamo a scovare in piazza il gruppo che dovrebbe giocare con noi, scambiando addirittura alcuni ragazzacci che ispirano ben poco a quelli che sarebbero stati gli avversari e compagni di squadra. Vabbè. Al posto della partita siamo andati io e Lucia al museo della tecnologia e della scienza islamica, già descritto in un altro post. Bello come sempre. Appuntamento per hamam alle 15 sempre fermata Beyazit: stavolta non sbagliamo e ci ritroviamo con altri italiani. L'esperienza dell'hamam è stata bellissima: basta un asciugamano fornito dai panzoni addetti ai massaggi e si entra in questo grande "tempio del vapore", costellato in ogni angolo da fontanelle con rubinetti ad acqua calda e fredda, tutto in marmo vecchio di 500 anni. Niente male. Ogni fontanella ha una bacinella da riempire d'acqua per sbattersela e rovesciarsela a piacimento sul proprio corpo. Dopo arrivano i panzoni che ti fanno il massaggio, in due fasi: prima da seduto con un guanto ruvido ti insaponano e ti grattano per bene per togliere la pelle sporca e le impurità che il vapore ha espulso dal corpo; dopo questa bella rastrellata vieni passato al massaggio da sdraiati, sempre insaponando, e con polso esperto piegano e scrocchiano gambe, braccia e schiena; sentire grida di dolore, a volte semplicemente burlesche, non è raro. A proposito di goliardia: non sono mancate le gavettonate di acqua fredda, a cui ho partecipato pure io molto volentieri.

lunedì 21 novembre 2011

Sviluppi

Scrivo sempre più raramente sul blog, anche perché le novità degne di nota si esauriscono col tempo.
Posso dire però che la lezione privata è andata meglio di quanto pensassi. E' stato anche utile andare a lezione dal professor Grassi per capire un po' come muovermi. A proposito del professore, con lui ho il giorno dopo il primo esame del mio erasmus: rigorosamente in italiano. Eh lo so, non molto professionale. Ma fare un esame in turco facendo fatica in due era perlomeno una cosa assurda. Un bel esame orale sulle cause della prima guerra mondiale, il capitalismo, i totalitarismi, la cultura di massa, il fascismo e via dicendo. Una chiacchierata stile esame di ca'foscari e via spedito. La prossima volta ci sarà da sgobbare, ma cerco di non pensarci troppo. Il giorno seguente mi trovo ancora con Lucia, e andiamo insieme in una famosa pasticceria in Istiklal Caddesi, il cui dolce di punta è un profiterol che trasuda di crema al cioccolata sopra. Non male nè troppo pesante, ma entrambi ci aspettavamo di meglio. Poi decidiamo di andare al Museo Militare, vista anche la brutta giornata di pioggia che impedisce una passeggiata piacevole. Scelta azzeccata: il museo è enorme e molto ben fornito. Ci sono armature, pugnali, scimitarre, pistole, fucili (alcuni mastodontici) ottomani e non solo; persino certi elmetti italiani e del nord italia che si possono trovare identici al museo delle armi a Brescia. Anche il reparto delle armi a distanza, cioè prima guerra mondiale, è ben rifornito (anche considerando che per loro è stata la fine e l'inizio di un'epoca). Sicuramente andrò un'altra volta a farci visita, non solo con alcuni amici che non vedono l'ora di gustarselo ma anche perché devo prendere un magnete di un soldato ottomano che non sono riuscito a prendere perché era chiuso lo store del museo.
Da venerdì a domenica invece è stato un weekend anatolico, sempre nella capitale, sempre a trovare la dolce metà ma stavolta anche con Lucia. Ne ho approfittato per rivedere quel (poco di degno) che c'è da vedere ad Ankara, e per vedere anche cose che non avevo ancora visto: per esempio le terme romane, in pieno centro città: scavate solo nel 1931 ma ancora da riportare davvero alla luce del sole, è un edificio di media grandezza con un ampio cortile e una piscina. Intorno sono state rinvenute molte tombe e lapidi sia del periodo romano che bizantino. Durante la visita del complesso archeologico si capisce come gli scavi siano stati fatti in modo molto approssimativo, che ci sarebbe ancora tanto da scoprire ma non c'è la volontà da parte delle istituzioni turche di finanziarli. A conferma di ciò anche una studentessa che abbiamo trovato sul posto mentre scavava insieme ad altri volontari, che ci riferisce delle richieste di scavi estivi rimaste inascoltate e della concessione di un solo mese (novembre) per lavorare nel sito. Troppo poco. Probabilmente al governo turco non interessa sfruttare il proprio patrimonio artistico, perché i soldi ci sono eccome, sono solo usati in maniera diversa: per esempio costruendo centinaia di palazzoni orribili ovunque in Turchia. Per capire meglio quello di cui sto parlando calza a pennello la tappa successiva del nostro tour: monumentum ancynarum, tempio romano in stato piuttosto buono con attaccata una moschea in una piazza restaurata circa 20 anni fa in modo più che pessimo: strutture esagerate e senza gusto estetico, porte a sistema trilittico in cemento, sul nulla. Poco distante alcune vecchie case ottomane ristrutturate accanto ad altre prossime al collasso: la Turchia è così, una contraddizione dopo l'altra. Sulla via del ritorno poi nell'autogrill troviamo un punto "ricarica batteria" di cellulare, con le prese per tutti i modelli, disponibile pagando una lira. Da queste piccole cose si capisce come i turchi siano a volte molto più avanti di noi nel rendere pratico il vivere quotidiano mentre invece sono ancora molto indietro per altre cose. Forse perché corrono e si dimenticano di andare per gradi nel cambiamento. Questo fine settimana è stato utile anche per considerare un aspetto molto interessante della cultura turca, cioè come funziona la pubblicità, la musica, la televisione in questo paese. Cercherò su internet un po' di materiale, poi se le mie teorie troveranno conferma nei fatti vedrò di spiegare in breve in un altro post le dinamiche della società turca

lunedì 14 novembre 2011

Bayram e tortelli

Ebbene sì. Si ritorna sui banchi. Dopo la mia prima "festa del sacrificio" mi sento un po' più leggero. Per fortuna sono riuscito a non assistere ai tanto temuti sgozzamenti di montoni, mi sono tenuto ben alla larga e la dea bendata mi ha dato una mano. Dopo il bel giro sul Mar Nero ho passato, spesso in compagnia di Lucia (compagnia piacevolmente molto presente visto le sue disavventure che spiegherò in breve poi) tranquille giornate nella bella Istanbul. Giro pomeridiano a Kadıköy alla ricerca principalmente degli ingredienti per fare i tortelli di zucca casarecci; poi ovviamente è degenerato nello shopping e nel mangiare tiramisù in pasticceria. Sotto le preziose istruzioni della Mamma (M maiuscola) siamo riusciti in effetti a fare dei tortelli di zucca decenti, nonostante qualche difficoltà che coglie immancabilmente i principianti assoluti: la pasta deve essere continuamente infarinata, non deve attaccarsi al rullo (leggesi "bottiglia di birra"), i tortelli devono essere chiusi per bene e il ripieno sigillato all'interno (facile a dirsi): all'inizio in un misto di disperazione e stupidità abbiamo buttato dentro il panetto ancora da stendere i tortelli venuti male con dentro ancora il ripieno. Il pasticcio non ha guastato per fortuna il risultato finale, che considerando il fatto che è la prima volta che li facevamo ha superato la sufficienza piena: anche i nostri "osservatori internazionali", cioè Özgür ed Ezgi (amica del mio coinquilino già citata in un post) hanno apprezzato. Grazie a questa ricetta ho per fortuna appurato la presenza sul mercato di foglie di salvia, elemento per me essenziale in certe ricette (e che adoro). Il basilico manca e mancherà sempre all'appello: non esiste proprio in Turchia. Mi viene male solo a pensarci; e pensare che lo ritenevo diffuso dappertutto. Come farò il pesto in casa? Mannaggia.
Özgür intanto si scopre cuoco e cucina per tutti il menemen: una specie di frittata con uova, cipolle, peperoncino e pomodoro. Venuto piuttosto bene, complimenti a lui. La sera usciamo tutti insieme ancora a Kadıköy: zona soprattutto di locali per uscire di sera, molto grande e piuttosto carino; dal mio punto di vista meglio della arcinota Istiklal Caddesi e di piazza Taksim: qui ci sono troppi turisti, è troppo caotico e molto più lontano da casa mia (10 minuti in bus e sono a Kadıköy, a Taksim invece ci metto 45 minuti e già arrivare stanca per la calca di gente). A Kadıköy andiamo in un bellissimo pub su 4 piani interamente in legno, nella penombra e molto intimo come ambiente. Due bei boccali di birra e una chiaccherata ci stanno tutti. Usciamo e il freddo pungente dell'una di notte ci convince a prenderci una çorba alle lenticchie, la minestra nazionale turca. A loro detta è l'ora perfetta per berla.
Soddisfatti per la serata, progettiamo la seguente che coincide con liete notizie provenienti dall'Italia; inutile dirlo ma era un momento atteso da troppo tempo. Peccato che non festeggiamo come si dovrebbe, ci facciamo solo una passeggiata notturna in un quartiere modaiolo sulla costa del Bosforo: Bebek. Incuriosito dalla sua fama non mi ha esaltato un granché: riccastri con auto costose, locali lounge, traffico, discoteche: tutto su una sottile striscia di terra nelle immediate vicinanze della strada principale; pensavo meglio. Ho preferito invece il vicino quartiere di Arnavutköy: antiche case in legno, tutte bianche strette e molto alte, molto grazioso.
Domani teoricamente ho giornata libera, ma in realtà do la mia prima lezione privata di italiano a un piccolo gruppo di studenti della mia università. Vedremo come me la caverò.    

P.S. Noterete che ho cambiato la grafica del blog, migliorandola spero. Ho inserito anche dei link a sinistra dove potete trovare agevolmente notizie su quello che succede in Turchia, per rendere il tutto più completo e figo ecco.

mercoledì 9 novembre 2011

Oh mare nero oh mare nero mare neee

Una settimana che non scrivo. Ma è Bayram ragazzi (festa) per una settimana, quindi me la prendo comoda pure io a scrivere qui. Nel precedente post dicevo che sarei partito per il giro sul mar nero alle 5:30 di mattina. Rettifico: l'omino al telefono intendeva le 17:30. Al momento di andare a prendere i biglietti sono rimasto di sasso. Con la forza della disperazione riesco a trovare poi dei biglietti che ci portano a Zonguldak, a circa 2 ore e mezza dalla destinazione finale. Non male perché tanto più vicino era impossibile arrivare. Prendo i biglietti al volo e partiamo in allegra compagnia a mezzanotte: Lucia, Marco (catanese di Piazza Armerina) ed io. Il viaggio è pesantino, alcuni di noi non prendono molto sonno ma il sottoscritto ormai c'è avvezzo. Arriviamo a Zonguldak intorno alle 7:30, due ore di ritardo per il traffico mostruoso dell'inizio bayram. Da Zonguldak prendiamo un minibus per Bartın (due orette) poi da lì un altro minibus per Amasra, meeting point col resto della truppa in arrivo da Ankara. Per come stava andando la situazione biglietti non è andata per niente male: abbiamo solo aspettato una mezz'ora l'arrivo degli altri (Giulia, Francesca e Idil). Amasra, paesino di mare di circa 7000 abitanti è diventata col tempo una meta turistica per la sua tranquillità e bellezza naturale ancora intatta per fortuna. Porto molto antico, nota come Amastris e ancora prima citata come Sesamo nientepopodimeno che da Omero. Il piede italico pestò la sua terra per due volte: prima i romani nel 70 a.c. e poi i genovesi nel 1261 quando costruirono una fortezza in parte ancora esistente. Di mezzo c'è pure una chiesa bizantina del 9° secolo a.c., che purtroppo non siamo riusciti a visitare perché chiusa. In giro c'è poca gente, i turisti non sono ancora arrivati e quindi è ancora più piacevole passeggiare per le tranquille vie e litorali del paese, che si articola in un'isola collegata al vicinissimo promontorio con un piccolo ponte. Molto pittoresco. Ad Amasra soggiorniamo una notte, e la scelta dell'alloggio è stata a dir poco ottima: in pieno centro in posizione elevata appartamento da 6 persone nuovo di zecca, vista spettacolare che domina il paese e la spiaggia principale. Meglio di così era difficile. Passiamo due giorni di relax utili per staccare dal caos di Istanbul, ci voleva proprio. Anche il museo di Amasra è degno di essere visitato: molti resti dell'epoca romana sono stati trovati di recente, come busti, teste, statue e oggettistica varia.
Seconda e ultima tappa del viaggio: Safranbolu, città patrimonio mondiale dell'Unesco dal 1994 "per la perfetta conservazione delle case tradizionali". In effetti è vero, da quel momento si sono impegnati molto a Safranbolu per tenere in ordine e restaurare la città da cima a fondo. Potrebbe somigliare a un paesino del Trentino, ma probabilmente è più curato. Anche lì rimaniamo una notte, in un bed & breakfast in una di queste case tradizionali in pieno centro (come sempre). Ottima scelta anche questa, anche l'accoglienza del proprietario è stata davvero calorosa. Tra le cose da vedere in città oltre alle case in sè anche il mercato (che ha riscosso molto successo tra le nostre compagne di viaggio) un antico hamam ancora in uso e un caravanserraglio perfettamente conservato. Pienamente soddisfatto sia delle mete visitate sia della compagnia, sempre allegra e incline a giochi di società (che esporterò sicuramente nel mio piccolo) ce ne torniamo esausti a Istanbul, alle 2 di notte circa.
Nei due giorni seguenti, dedicati allo studio principalmente, tentiamo una visita Lucia, Angelo ed io a Dolmabahçe, enorme palazzo sul Bosforo, ultima residenza di Mustafa Kemal Atatürk. Una fila chilometrica e l'ora tarda ci convincono a cambiare intenzione e andiamo al Museo del Mare da lì poco distante: pochi lo sanno, ma la marina militare ottomana è stata una delle più potenti di tutto il mediterraneo per secoli. Allora ecco qua sale e sale di modelli di navi, ritratti di ammiragli, equipaggiamenti di bordo, strumenti di navigazione, bandiere, mappe e alla fine anche una simpatica sezione dedicata ai bambini (tipo noi): puzzle da completare di navi, ma soprattutto postazioni per fare i svariati tipi di nodi con tanto di istruzioni. Dopo la visita decidiamo di fare un giretto a Ortaköy, un piccolo distretto di Beşiktaş con vista magnifica sul Bosforo e sul vicinissimo ponte omonimo. In un gesto di follia da una libreria di seconda mano mi prendo un volume speciale di Paperino in italiano a 1 euro e qualcosa, poi tocca alla pancia saziarsi: la famosa kumpir di Ortaköy (patata al cartoccio tagliata a metà e riempita con formaggio, wurstel, maionese, piselli e olive) e waffles con nutella, fragole, crema chantilly, zuccherini e granelle di cioccolato sopra. Stasera penso di non mangiare nulla, ma che bontà. Altre delizie culinarie in arrivo, sorpresa.

venerdì 4 novembre 2011

Stress

Due giorni piuttosto intensi, se non metto per iscritto tutto quello che è successo sicuro che potrei dimenticarmelo. Oppure no, perché per necessità dovevo fare mente locale ogni secondo per non fare cazzate. Ci eravamo lasciati la sera quando il giorno dopo avrei dovuto fare da co-cerbero per il professor Grassi. In effetti è andata così: giravo tra le file dei banchi con la tentazione di fare la carogna e impedire che si copiasse, poi sotto la pioggia di richieste di aiuto non sono riuscito a ripararmi. Purtroppo il livello di italiano di questi studenti, pure all'esame, è piuttosto basso. Il professor Grassi non ci vedeva più dalla rabbia, e lo capisco: fa un corso a gratis per fare un piacere e gli studenti, a parte qualche rara eccezione, fanno sempre errori banali (con tutte le attenuanti del caso, tipo la difficoltà della nostra grammatica e la diversità da quella turca) ma che con uno studio adeguato si risolvono. Fatto ciò verso le 13:40 arrivo l'aeroporto per andare a prendere Lucia, compagna di classe a Venezia che frequenterà per un mese un corso di turco a Istanbul. Il viaggio dall'aeroporto fino a Taksim, poi fino a casa mia infierisce sulle nostre già stanche membra. Arrivati a Üsküdar cerchiamo nelle varie agenzie di viaggi un autobus che parta da Istanbul e arrivi a Bartın, una città sul Mar Nero, inizio del tour che insieme a compagne di erasmus nella capitale turca abbiamo organizzato per 3 giorni. La data di partenza coincide con l'inizio del Kurban Bayramı, cioè festa del sacrificio dove dappertutto sgozzano montoni; la festa dura circa una settimana e quindi tutti i turchi ne approfittano o per fare viaggetti tipo noi a Pasqua o per tornare a casa dalle famiglie. Fatto sta che giro 10 agenzie e non riesco a trovare biglietti: o non c'è il servizio o non ci sono più biglietti. Abbastanza giù di morale e stanchi morti torniamo a casa, dove ospito per una notte Lucia. Per tirarci su, programma della serata: carbonara & Crozza. Il suo effetto c'è stato in effetti.
Il giorno dopo di mattina presto arriviamo alla scuola di Lucia e cerchiamo di immatricolarla: alla fine, non senza difficoltà e perdendo tutta la mattinata, riusciamo a farcela. Incontriamo intanto dopo pranzo Şilan, la coinquilina di Lucia che ci porta a casa sua a Kocamustafapaşa, quartiere dove le tracce dei vecchi abitanti armeni e greci si vedono chiaramente dalle antiche case di legno in rovina e dalle numerose chiese. Altra odissea intanto: dobbiamo prendere il letto di seconda mano, fare la spesa, spostare i mobili etc. . La questione dei biglietti del bus non è ancora risolta nel frattempo, e il soggiorno di una notte e il viaggio di ritorno sono già prenotati. Sull'orlo di una crisi di nervi, mi vedo proporre anche un accompagnamento a pagamento in macchina di un amico di Şilan che passa vicino alla nostra meta. Decido di non accettare e la sera stessa trovo dei biglietti per Safranbolu che in qualche modo ci porteranno vicini alla destinazione. Partenza domani mattina alle 5:30, arrivo alle 13:30 circa. L'ennesima odissea.

martedì 1 novembre 2011

Turismo estremo

Ok, lo so che è da un po' che non scrivo sul blog. Le cose da fare qui aumentano di giorno in giorno, difficile starci dietro. Mi giostro fra compiti, mail a professori, organizzazione di viaggi, faccende di casa, ricariche telefoniche e per mezzi pubblici, e occhi malandati. Sì, perché c'ho sto occhio destro che è rosso come un peperone, il motivo è ancora sconosciuto ma spero che con delle lacrime in due o tre giorni passerà; intanto ho inforcato di nuovo, dopo mesi chiusi nella loro scatolina, gli occhiali da vista. Sempre meglio che andare in giro con una lenta e una no, "come un orbo" dice la mamma. L'autunno inoltre bussa prepotentemente le porte, e direi che è nel pieno della sua attività. Almeno la pioggia ha dato tregua, e in questi giorni un pallido sole riscalda un pochino le stanche membra. Di rilevante in questi giorni sicuramente la gita fuori porta a Gordion, antica capitale dei Frigi dal IX° secolo a.c., antica capitale di un impero che arrivava nella sua massima estensione fino ai confini della Siria. Suonerà un campanello se parlo di re Mida, perché proprio in quel sito c'è anche la sua tomba; e forse sarà anche suonato un campanellino a sentire il nome del sito, che ha proprio a che fare con il Nodo di Gordio: il nodo era attaccato ad un carro sul quale arrivò colui che, secondo la leggenda, sarebbe riuscito a domare i tumulti nell'impero e sarebbe poi diventato re. Chiunque riesca a sciogliere il nodo sarebbe diventato padrone dell'Asia. Quando arrivò Alessandro Magno nel 333 a.c. a Gordion cercò, invano, di sciogliere il nodo. In un accesso d'ira lo tagliò di netto con una spada, cosa che non gli impedì poi di conquistare per davvero tutta l'Asia. Secondo alcuni la sua morte prematura è la punizione per il suo imbroglio nello sciogliere il nodo.
Tuttavia il giorno prima della partenza la proposta non suscita entusiasmo negli altri partecipanti; per fortuna mi impunto e abbiamo anche fortuna che un amico di amici riesca a portarci (pagando una miseria, 10 lire) fino al sito archeologico in macchina, percorrendo circa 90 km dalla capitale turca. Essendo 7 persone, uno della comitiva è costretto a stare scomodamente nel bagagliaio (no, non io per fortuna). Il sito è immerso nel nulla più totale: vicino c'è solo un piccolo villaggio di 290 abitanti, poi il nulla per chilometri: solo vaste colline aride dove a tratti si possono vedere anche appezzamenti di erba secca bruciata. Nella sua desolazione non è poi così male. Una ampia e lunga strada sterrata ci conduce al museo (piccolo ma pieno di oggetti interessanti, merita) e all'antistante tomba di re Mida, una piccola montagnetta, tecnicamente un tumulo al cui interno si trova la più antica struttura mai scoperta in anatolia, forse in tutto il mondo. Poi siamo passati alle rovine dell'acropoli: peccato che non era per niente curato il sito, sono 50 anni che nessuno scava e la strada per arrivarci era sterrata e nessun cartello per trovarlo. Però la visita si guadagna un bel 8, anche perché i momenti comici non sono mancati: tipo, far ripartire la macchina spingendola in un campo di cipolle (delle quali me sono intascato due o tre come ricordo). Domani mi aspetta una sessione di esami di italiano, ovviamente sempre dall'altra parte del banco: dovrò vigilare affinché nessuno copi e forse anche correggere. Vediamo come andrà, alla prossima!

lunedì 24 ottobre 2011

Il palazzo dei Sultani

La giornata di sabato è già preconfezionata nel suo programma: gita al palazzo Topkapı, la sede reale dei Sultani per circa 500 anni, un posto pieno di storie e intrighi. Molto intrigante quindi. Ero molto curioso di vedere com'era, non sapevo come immaginarmi un palazzo reale di un impero dai connotati e dai valori così diversi da quelli occidentali. Uno dei miei compagni di ventura qui riporta voci secondo le quali è la Versailles d'Oriente. Come paragone forse ci sta. Quello che è certo è che mi è piaciuto moltissimo, ancor più di Aya Sofya. Le pareti di molte aree sono coperte quasi interamente da mattonelle di ceramica da Kütahya, la migliore di Turchia ancora oggi. La tranquillità dei suoi giardini delle sue corti interne fanno dimenticare molto velocemente che siamo in una città di 14 milioni di abitanti. La sua posizione sopraelevata rispetto alla caotica città la rende come un paradiso in terra, con una vista spettacolare sul Bosforo e su quello che era, e lo è ancora ufficiosamente, una vera e propria capitale. Qualcuno Istanbul la definisce "la New York d'Oriente". Per certi aspetti potrebbe anche essere così, per il suo flusso umano e meccanico (il traffico sostanzialmente). Le cose che mi hanno colpito di più: il Divan, cioè il parlamento dove si prendevano decisioni fondamentali per il più longevo impero mai esistito (e anche tra i più grandi senza dubbio), e l'harem. Molto diverso da come me lo immaginavo, l'harem sembra una normale residenza di lusso, come un palazzo nobile che si potrebbe trovare a Firenze. Curioso anche che l'harem aveva una porta di accesso, o meglio di ascolto, direttamente sulla sala del Divan: questo perché c'è stato un periodo nell'Impero Ottomano dove a regnare non erano i Sultani ma le loro madri, ex normali giovani dell'harem. Da quella finestrella velata potevano sentire e decidere le sorti di un Impero. Non mi dilungo troppo sul Topkapı, non finirei più altrimenti. Visitarlo senza esitazioni è la cosa migliore da fare.
Il giorno dopo è la volta di una passeggiata mattutina, complice anche il bel tempo, nel mio quartiere: scopro la zona sotto casa mia, nel senso che dopo una bella via in ripida discesa molto pittoresca (con case in stile ottomano e gatti ovunque) arrivo nel viale che costeggia la riva asiatica della città, nota come Kuzguncuk. Da rifare assolutamente. Segue una cena a casa mia: senza pormi problemi ho avuto la presunzione di invitare 8 persone. Il menù è molto tradizionale: pasta. Sorge il solito problema: ormai sono carbonara-addicted, e desidero ardentemente che tutti la provino. Peccato che c'è la carne di maiale dentro, e quindi devo optare per qualche altra soluzione: la pasta al pesto, con pesto fatto in casa ovviamente. Assurdo che qui il basilico (li mortacci loro) non si trova; pare che i turchi non siano abituati a usare il basilico nei loro piatti, e il mio sospetto ha avuto conferme dopo aver girato 4 diversi fruttivendoli e 2 supermercati. Per fortuna che alla fine ho trovato un sostituto degno alla pancetta: soppressa di manzo alle spezie. La carbonara è venuta bene, per la gioia dei 4 invitati turchi; gli altri, ovviamente italiani, bevevano pure vino.
Il capitolo lezioni prosegue senza troppi intoppi (a parte l'incompetenza dell'ufficio erasmus turco, che fortunatamente non ha compromesso nulla, per ora) e la prossima settimana ho un primo compito da consegnare. In Italia siamo abituati fin troppo bene: prima degli esami a Gennaio ci sono compiti ogni due settimane e due esami in mezzo. Vi aggiornerò su come andranno.
Qualche notizia d'attualità invece sulla Turchia, che in questi giorni è tornata alla ribalta per diversi tristi fatti: prima l'attentato dei curdi del PKK (o meglio, delle "cellule impazzite" che fanno di testa loro separatesi dal PKK) e il terremoto che ha colpito la zona di Van. Entrambi questi fatti hanno aumentato in qualche modo la presenza di bandiere della Turchia un po' dappertutto. E' una cosa innegabile, andando in giro ci si accorge ben presto che per esempio non erano sul cofano dei taxi, o non coprivano intere facciate di palazzi. In tutto questo, il 29 Ottobre è la festa della Repubblica, molto sentita qui. Il modo in cui ci si arriva non è dei migliori, spero che non succedano altri fatti spiacevoli, voluti dal fato o dalla violenza dell'uomo. Speriamo bene.

venerdì 21 ottobre 2011

Un ciclone in casa

E' proprio il caso di dirlo. La casa di giorno in giorno ha subito una trasformazione radicale nel suo aspetto, a partire soprattutto da camera mia: finalmente non ho più il materasso per terra ma una vera doga abbastanza alta, fondamentalmente una cassa cava all'interno che mi permette di mettere anche le valigie vuote e salvare un po' di spazio della camera; altra grande novità: tre scaffali di libreria, dove posso mettere quei 4 libri che mi occupavano la scrivania (e che adesso posso usare per studiare). Qualche piccolo ritocco decorativo e alla fine sarà definitivamente a posto. Il resto della casa invece ha subito modifiche sotto molti punti di vista, a partire da piccole cose come attrezzi da cucina fino a tappeti e tappetini un po' dovunque, che rendono l'ambiente molto più accogliente di come lo era già prima in fondo.
Ieri mi sono trovato invece con una ragazza italiana che abita vicino a casa mia e una sua amica tedesca per andare al tanto agognato museo della scienza e della tecnica nell'islam. Ne vale veramente la pena: diviso per arti e settori scientifici (per esempio chimica, astronomia, medicina, fisica, arte della guerra..) mostra quanto il sapere scientifico dell'umanità deve al mondo islamico, ma che per ragioni ideologiche questo fatto è sconosciuto e tacciuto dai più. Come diceva uno dei cartelli, citando un scienziato europeo: "non c'è errore più grande che ignorare l'importanza delle scoperte nel mondo arabo islamico per quanto riguarda scienze come l'alchimia, parola appunto di origine araba, e l'astronomia". Nel caso dell'Islam infatti il mondo non è stato creato da Dio, che ne è solo il custode, ma è un campo di ricerca senza confini aperto all'uomo e alla sua sete di conoscenza. Per questo nell'Islam non c'è mai stato un "caso Galileo" ma si è potuto indagare e scoprire senza interferenze religioso-ideologiche quanto c'era da scoprire all'epoca. Soddisfatti della visita, passeggiamo baciati dal sole nel parco antistante il museo, mangiamo qualcosa e ci troviamo a pomeriggio inoltrare a fumare narghilè sotto il ponte di Galata (sotto perché il ponte ha da ambo i lati una lunga fila di locali dove poter godere di un'ottima vista sul Bosforo o sul Corno d'Oro mentre si degustano le prelibatezze della cucina turca oppure fumandosi appunto un bel narghilè). Il giorno dopo mi do appuntamento con Angelo per andare a Balat, quartiere a nord di Eminönü sul Corno d'Oro. Fratello minore del Bosforo, il Corno d'Oro o Haliç è il ramo più piccolo che lambisce la città, poco turistica come meta e forse per questo migliore perché conserva ancora l'autentica atmosfera di un tempo. Accompagno Angelo perché di una certa zona di Balat deve fare un progetto per l'università, io approfitto al volo e non me ne pento: il posto è molto tranquillo, si capisce dalle vecchie case e dalle chiese e sinagoghe che da queste parti vivevano greci e armeni, e l'aspetto originario (compreso l'impianto stradale) è come quello di un tempo. Un'unica via principale, a perdita d'occhio, molto stretta ma molto vivace, ai lati tante viuzze residenziali ancora più piccole. E' incredibile come può cambiare questa città muovendosi relativamente poco: dalla metropoli caotica e occidentale di colpo siamo passati nella vecchia città tra XIX° e XX° secolo. La visita di questo quartiere è stata una vera boccata d'aria fresca: vedere qualcosa di veramente autentico ancora intatto nonostante tutto è impagabile. Dopo un bel kebab ci prendiamo un çay in uno dei locali frequentati solo da uomini (come fosse una legge non scritta che non ci vanno le donne). Tutto il mondo è paese in fondo: sembrava di essere al bar sport, con vecchi che giocano a scopa intorno a un tavolo. Sicuramente ho ancora un bel po' da vedere di Istanbul, le milioni di facce che può avere.

mercoledì 19 ottobre 2011

W la mamma

Dopo il weekend romantico guastato parzialmente dalla pioggia costante di un clima a dir poco autunnale, ricomincio la settimana con un chiaro presentimento: sarà difficile preparare questi esami. Tanto più che hanno 2 prove intermedie prima dell'esame vero e proprio. Altro che erasmus, qui si sgobba (e non solo qui, vorrei davvero sapere chi mette in giro queste storie di "erasmus=cazzeggio"). Intanto ci sono stati sviluppi sulla questione delle lezioni di italiano: il primo tipo che mi ha chiamato continua a ignorarmi, e questa ormai non è una novità. Probabilmente lo bidonerò (non senza una certa soddisfazione) perché tramite contatti comuni potrò dare lezioni a un uomo d'affari turco che esporta vino italiano in Turchia, e pare che possa anche avere un vero e proprio gruppo di ragazzi volenterosi che studiano alla mia università. Li ho trovati giusto oggi a lezione di Italiano 3 con il professore Grassi. Lezione divertente, è stato strano trovarsi per una volta dall'altra parte della classe, di fronte a studenti che impacciati cercano di rispondere a domande poste dall'insegnante; e pensi come sarebbe essere al loro posto. Non è male, direi. Fa strano parlare mooolto lentameeente e faaaare domandeee a questa velocità. Bello poi che ti accorgi di cose molto strane nella nostra lingua, e soprattutto di quanto può essere difficile la lingua italiana (probabilmente una delle più difficili al mondo). Basta pensare a ogni volta che bisogna accordare numero, genere, articolo. Cosa che sbagliano parecchie volte i poveri sventurati studenti. Altra aspetto comico della situazione, come mi ha detto lo stesso professore, sono studenti di inglese (leggesi: grammatica più facile del mondo). Altra novità della settimana: la mamma del mio coinquilino è venuta a fare visita al figliol prodigo. E a resettare un po' la casa, abbastanza in disordine (in effetti è ancora più bella di prima, grazie!) e ci prepara leccornie a colazione e cena. Colazione turca nel weekend: uova, pomodori, börek, marmellate, nutella etc etc. E çay, çay, çay a volontà. Ormai penso di essere drogato. A cena un tipo di pasta tipico loro, che mi ha pure insegnato a cucinare, poi insalata, köfte (polpette buone ma un po' pesanti), çorba (minestra deliziosa, una vera e propria istituzione qui, come il kebab). Per ora è qui da 5 giorni, sono aperte le scommesse su quando partirà; finora ho sempre sbagliato previsioni.

venerdì 14 ottobre 2011

Lezioni in turco

Ho tante cose da riportare che se aspetto ancora un giorno o due me le dimentico di sicuro. Pare che il mio quadro delle lezioni sia pronto per essere scritto e dato in pasto all'imprimatur della mia coordinatrice a Venezia, ma il viaggio è stato tortuoso: ho appuntamento la mattina con la professoressa di "Apripista della nuova letteratura turca", leggi "Teatro turco e influenze straniere". Il problema fondamentale è sapere quanti crediti ECTS (per gli erasmus) posso prendere con questa lezione, ma né la professoressa, né la segreteria lo sa. Dopo un po' di ricerche finalmente in un plico di fogli troviamo il documento che per fortuna mi salva il fondoschiena: 5 crediti, ancora accettabili dato che a ca'foscari sono solo 6. Dopo con Idil decidiamo di andare a fare la carta musei al Kariye Müzesi, ossia una chiesa bizantina tra le più importanti della città. Ne approfittiamo per fare un piccolo giretto sotto le mura teodosiane, incredibilmente ancora intatte anche nel loro percorso originario, incredibilmente lungo. Peccato che sia stato invano il viaggio: arriviamo 15 minuti dopo la chiusura, e sconsolati ma non troppo ci beviamo un çay osservando delle ragazzine che si fanno le foto con un muro come sfondo (mah). Il viaggio in bus fino a Taksim è un'ottima occasione per parlare lungamente di discorsi profondi, ma dato che non c'è spazio non li scriverò qui. A Taksim ci sto più del dovuto (almeno un'ora) chiaccherando con una ragazza italiana conosciuta per caso lì. Belle le conoscenze casuali.

Per fortuna sono andato a lezione oggi. E' stato un vero spasso. La lezione è del famoso professore italiano citato precedentemente qualche post fa. Come immaginavo, una lezione in turco a gesti e balbettii ogni tanto, ma molto ricca di informazioni e interessante. Dopo lezione mi intrattengo con il professore Fabio Grassi, visibilmente provato dalla performance, e abbiamo occasione di scambiarci qualche battuta sulla lezione (un percorso storico del socialismo e del comunismo poi nei primi decenni del '900) sul fascismo, sulla sua carriera in Turchia, Atatürk e altro ancora. Con la sua lezione il quadro dei corsi si completa finalmente. Inoltre il professore mi ha esortato a venire alla sua lezione di Italiano 3 come aiuto linguistico per i studenti; penso che sarà utile anche per me, così farò pratica attiva e anche da interprete (e sarà utile anche per vedere come si insegna e per abituarmi). Troppi buoni motivi per non andarci. Ora ho un sacco di cose da fare, piacevoli visite inaspettate in arrivo.

mercoledì 12 ottobre 2011

Cose da turchi

Lungo stop improvviso per il blog, ma dato che è una cosa a cui tengo (e dato che ho bisogno di credere di poter portare a termine degli impegni) decido di continuare questo benedetto diario informatico. Giornate convulse, un po' faticose sia fisicamente che mentalmente. Farò solo una rapida carrellata di aneddoti, in ordine cronologico: torno a casa nel mio quartiere (Üsküdar) e mi capita di assistere a scene dell'altro mondo. Appena sceso dal vaporetto due tizi sulla cinquantina si picchiano come animali in mezzo alla strada (ovviamente spaventosamente trafficata) uno lo picchiava con qualcosa che sembrava una scarpa in testa, furiosamente. L'altro cercava di difendersi in qualche modo. La cosa peggiore è che c'erano almeno 50 persone intorno che assistevano alla scena e non muovevano un dito per separare i due. Disgustato mi prendo il mio bus per Fıstıkağacı e dopo essere sceso altra scena assurda: traffico ancora bloccato, poi petardi, botti, colpi di pistola, non so cosa fossero. Mi riparo un po' allarmato nel primo negozio che trovo ma la gente intorno non pare spaventata: mi dicono poi che è solo una "chiamata alle armi" di un ragazzo che va a combattere i curdi nell'est della Turchia (teatro di scontri sanguinosi da decenni ormai). Si festeggia: dentro le macchine decine di ragazzi urlano slogan gioiosamente, clacson, botti, bandiere turche sulle macchine e giù allo scalo per fare la parata. Non riesco a starmene zitto e parlo con il signore che mi ha spiegato la situazione: che senso ha festeggiare? Quel ragazzo domani può essere bello che morto, e i suoi amici festeggiano. Scrollata di spalle del signore turco, è così che ci vuoi fare?

Di ritorno da dovetiportailcuore (leggi capitale della Turchia) la compagnia di autobus turca più antica e affidabile si scopre non così tanto affidabile: l'autobus per Istanbul della Kamil Koç dopo 80 km prova l'ebrezza di imitare perfettamente una macchina della formula 1 costretta al ritiro. In mezzo all'autostrada lentamente si ferma col fumo che esce dal motore. Aspettiamo un'ora e mezza prima che un altro autobus ci porti alla nostra destinazione. Molti sul bus si lamentano al telefono col servizio clienti della compagnia facendo leva sulla presunta qualità del servizio. Per fortuna non arrivo in ritardo a lezione, ma una corsetta devo farmela comunque. Ah dimenticavo, sotto una pioggia torrenziale. Dicevo che non avevo mai visto Istanbul con la pioggia, beh mi è bastata, va bene così grazie. 
Finalmente in università pare che si ricordino dell'esistenza di ragazzi disorientati chiamati "erasmus", e con un ritardo di 3 settimane organizzano un cocktail party (analcolico ovviamente, siamo in Turchia) nel  ristorante sul tetto della sede centrale. La vista è mozzafiato: la sede centrale è in Barbaros Caddesi, un lungo viale in pendenza che termina con lo scalo dei vaporetti in basso. La sede è più o meno a metà del viale, cosa che permette di godere di una vista eccezionale sul Bosforo e sul ponte omonimo. Scopriamo anche che gli italiani pullulano nella nostra università, ma conosciamo anche altra gente (soprattutto spagnoli, tedeschi, polacchi). Dopo un'oretta di socializzazione ci spediscono fuori a calci in culo e alle 20 di sera, stanco me ne torno a casa. Ad attendermi Özgür con un fumante narghilè appena riparato (sììì..) e una sua amica, Ezgi. A questa ragazza devo un particolare ringraziamento perché non avrei trovato la casa dove sto ora senza conoscenze comuni, e lei è un anello fondamentale della catena. Segue un film horror spagnolo, "L'orfanotrofio". Non esattamente il genere di film che preferisco, ma godibile nell'insieme. 

Il giorno seguente sono sempre alla ricerca di una o due lezioni che mi soddisfino e che non siano troppo difficili da seguire: forse quella di oggi sarà confermata nel mio programma. Fondamentalmente si tratta di influenze teatrali straniere sul teatro turco, con buon apporto firmato Italia. Tra l'altro è un esame che completa anche l'altro corso che sto seguendo, Storia e Cinema (tosto perché ci sono compiti a casa, riassunti e lezioni in turco) ma si sa, sono erasmus e i professori sono buoni e mi dicono docilmente: fai quello che riesci a fare. E io seguo il consiglio. Di ritorno dal campus in culo ai lupi prendo uno dei bus per studenti che portano alla fermata del metrobus (una sorta di autobus oblungo con corsia preferenziale fra le due carreggiate dell'autostrada, risultato: no traffico e va via che è un piacere): peccato che il traffico non ci faccia muovere di un metro per troppo tempo, tanto che a spallate arrivo alla porta dell'autobus e dico che voglio scendere. 30 ragazzi che forse pensavano di fare la stessa cosa ma stavano fermi sono scesi con me. Capopopolo. Mi dirigo adesso verso Istiklal Caddesi, la via pedonale e dello shopping più importante a Istanbul, per prendere un dizionario turco-inglese inglese-turco in libreria. Perché non italiano? Perché fanno tutti schifo e sono pieni di errori. Ma un giorno ne approfitteremo io e Giulia Basso (compagna di avventure turco-mongole ehehe) per fare finalmente il dizionario di Turco-Italiano Italiano-Turco "Falchetti-Basso", o meglio ancora "Il Falchetti-Basso". Tornando alla realtà, prendo il dizionario e mi accorgo di essere alla fine di Istiklal Caddesi, precisamente a Tünel, capolinea del tram "nostalgico" che percorre in lunghezza tutta la via. Non è molto diverso da quelli che si vedono a Milano, forse ancora più nostalgico. Finalmente ho l'ebrezza di poter viaggiare su questa piccola nave su un mare di gente che invade Istiklal Caddesi ad ogni ora, mattina notte estate inverno che sia. Sarà meglio sfruttare (o testare) la bontà del dizionario, saluti turchi! 

lunedì 3 ottobre 2011

Kebab prèt-à-porter

Dov'eravamo rimasti? Ho fatto tante di quelle cose (ma anche no) che ne dimenticherò di sicuro. La serata con gli spagnoli è andata bene, il concerto non era male, uno o due della compagnia iberica era anche simpatico, quindi obiettivo centrato. Il giorno dopo è una domenica, che possiamo dire sia sinonimo di: fancazzismo, gongolamento, stare in casa, Più o meno è stato così. Alla fine però ho la bella idea di uscire con Özgür a vedere il concerto del suo vecchio gruppo metal vicino a Istiklal Caddesi: il locale è il tipico locale dei metallari, non tanto il mio ambiente ma mi ci abituo quasi subito (so che Jurek non avrebbe problemi ad adattarsi, anzi gli prometto che ci faremo un giretto -anche Sasà, ci conto!- ); il concerto direi che ha spaccato di brutto, sono proprio bravi. Momento comico numero 1: un tizio sulla cinquantina, palesemente ubriaco, ballava saltellando in modo ridicolo su musica metal, andandoci continuamente addosso; uno spettacolo che all'inizio mi ha fatto spanciare dal ridere, ma che poi riflettendoci è abbastanza triste perché se fosse stato solo ubriaco non avrebbe continuato così per un'ora. Parlandone col mio coinquilino abbiamo supposto fosse addirittura drogato. Momento comico numero 2: un altro tizio palesemente ubriaco dopo la performance gira fuori dal locale tra i gruppetti di ragazzi che bevono, si fa dare una sigaretta e comincia a disegnare su un bloc notes il profilo delle anime pie (il tutto senza dire motto). Alla fine sfrega le dita per farsi dare dei soldi in più, ma basta accendergli la sigaretta che se ne dimentica. Ce ne torniamo a casa ma a pochi passi da lì vedo un buzzurro che viene avanti sfrecciando, mi fermo per farlo passare ma mi da una non indifferente spallata. In Turchia mi capita spesso di non farla passare liscia quando mi fanno girare i zebedei: mi è successo una settimana fa quando un cretino sul marciapiede mi è venuto incontro con lo scooter, che se non avessi alzato lo sguardo per caso mi avrebbe quantomeno schiacciato un piede; in malo modo col braccio alzato alla romana lo insulto in turco "di strada". Quella di ieri era una situazione più delicata: stessa tecnica ma il cafone, giratosi a qualche metro di distanza, mi guarda minaccioso in attesa di un mio passo falso; mi limito a guardarlo male e poi passo dietro l'angolo. Qui dicono "hayvan" quando uno si comporta così: "animale"; ed è la parola giusta, anche se è un offesa agli animali che si comportano meglio.

Il giorno seguente inizia con una chiamata al cellulare: un ragazzo ha visto il mio annuncio per lezioni private di italiano. Miglior risveglio non poteva esserci; peccato che si accorge che non ci sono molto col cicco ed educatamente mi dice che mi richiamerà a mezzogiorno. Ovviamente non chiama, devo chiamarlo io e mi risponde dicendo che ha da fare, che mi chiamerà lui. Finora nisba. Intanto dopo una bella carbonara e un bel caffè della moca vado a lezione di "Storia e Cinema". Il professore non è per niente male, sembra molto capace e affidabile. L'ostacolo della lingua non è così insormontabile come pensavo: i concetti generali riesco a capirli, e intanto parlo e memorizzo nuove parole durante la lezione, ottima cosa. Inoltre vedremo parecchi documentari e film durante il corso, quindi non dovrebbe essere molto pesante per uno studente straniero come me. Tuttavia ci sono compiti da fare ogni due settimane, riassunti di articoli e testi da prendere dalla fotocopisteria vicino all'università. Ormai ho deciso che seguirò questa lezione e farò l'esame: è pure nella sede più vicina a casa mia, è piuttosto comodo per me arrivarci. Assaporando un Adana Kebab ad asporto col mio coinquilino penso a cosa mi aspetta domani. Domani si profila una giornata dura: devo andare in 2 diversi uffici per il permesso di soggiorno e un "numero di tassa" per il tesserino universitario. Non chiedetemi perché, io della burocrazia turca non ho ancora capito nulla.

sabato 1 ottobre 2011

Primo weekend

Ho fatto bene a dire che non potevo sapere cosa aspettarmi da iera sera. E nemmeno stasera so bene cosa mi succedera'. Mi ritrovo con Angelo per andare alla festa erasmus vicino a Taksim, intanto c'e' ancora tempo e ne approfittiamo per fare un giretto nei paraggi e faccio visita alla mia vecchia Tömer, la scuola dove un'anno fa ho frequentato per un mese il corso intensivo di turco. Ironia della sorte e' proprio alla Tömer che e' il randez vous degli erasmus; sorpreso varco la soglia e ancora piu' sorpreso incontro all'ingresso Marta, mia compagna di corso a Venezia reduce da un erasmus turco ma perseverante nel suo soggiorno a Istanbul, per parecchi mesi. Ci dice che e' ancora presto e non c'e' nessuno, allora passiamo la serata con loro in uno dei tanti locali di Beyoğlu. Un litro e 40 di birra mi convince a fare ritorno alla base intorno alle due; per fortuna becco l'ultimo autobus per Kadıköy (vaporetti finiti) e per la stanchezza mi addormento pure sull'autobus. Per fortuna Kadıköy e' il capolinea, una pacca sulle spalle da parte di un tizio mi risveglia e con un dolmuş me ne torno a casina.

Il giorno dopo si va alla Biennale di Istanbul. Sempre con Angelo (custode) ovviamente. Teoricamente deve esserci un altro ragazzo italiano, ma alla fine non arrivera'. E' andato ad un'altra mostra pensando fosse la stessa a cui andavamo noi. Vabbe'. Rispetto a quella di Venezia mi sembra meglio: non cosı' pretenziosa e forzatamente alternativa, che cerca di stupire in tutti i modi (con risultati ridicoli a volte e che non ispirano nulla); e poi il biglietto per studenti e' ücretsiz, gratis. E alla fine della fiera direi che n'e' valsa la pena. La sera non sappiamo cosa fare. Optiamo alla fine per un concerto reggae in compagnia di erasmus spagnoli, giusto per conoscere gente diversa. Prima pero' una bella carbonara, senza carne di maiale ma con del parmigiano preso da un macellaio che vende anche la carne piu' proibita e piu' buona secondo me: il maiale appunto. Marta ci ha consigliato questo posto, e gliene siamo grati: in caso di emergenza 'nostalgica' sappiamo da chi andare. Intanto good news dall'universita': finalmente si accorgono che ci sono studenti erasmus e ci offrono un pranzo con la gentile presenza del rettore. Inoltre, very good news, corso di turco avanzato offerto dall'universita' per gli erasmus il mercoledı' mattina. Secondo me non solo una scelta pratica per lo studente incoming ma anche di marketing turco, misto a orgoglio nazionale: sapere il turco aumenta il prestigio della Turchia nel mondo e si fa un po' di pubblicita' intanto. Congetture a stomaco vuoto. Ci mangero' sopra. 

venerdì 30 settembre 2011

Evim güzel evim

Rinvigorito da un certo ottimismo, il giorno dopo parto alla volta della Yildiz pensando alle due lezioni che ci attendono. Ci diamo appuntamento mezz'ora prima, ma io e Idil ci accorgiamo dopo poco che c'è qualcosa che non va: nessuno sa dove sia il dipartimento di Lingua e Letteratura Turca. Scopriamo infatti che è stato spostato quest'anno dal campus principale a quello nuovo a Davutpaşa, un vero peccato. A darci la dolente notizia il professor Fabio Grassi, docente a Sociologia e forse mio futuro docente. Grassi, da 13 anni in Turchia ma non si direbbe, è un tipo abbastanza comico: lo becchiamo sempre per caso, e sembra sempre impreparato al nostro arrivo, "un misto di sbadataggine e isteria" secondo Idil. Fa ridere come gesticola mentre cerca di parlare in turco, da stereotipo dell'italiano. Ci facciamo coraggio e prendiamo un altro autobus per arrivare in tempo almeno per la lezione delle 14, "Letteratura nel periodo delle Tanzimat". La professoressa ci dice subito che è troppo difficile per noi studenti erasmus ed è inadatta perché è una lezione pesante e preparatoria per una carriera da insegnante, diciamo non esattamente un corso da prendere sotto gamba. A fine lezione ci si avvicinano due ragazze turche, che incuriosite dal nostro fare da forestieri ci accompagnano a bere un çay mentre discutiamo delle più svariate cose. Incontro interessante e dai molteplici spunti di riflessione, con qualche conferma di idee già covate nella mia testolina: per esempio, la grande voglia delle nuove generazioni in Turchia di viaggiare e vedere il mondo (e l'Europa in particolare) ostacolata da problemi economici e burocratici; per un cittadino turco è molto difficile e costoso andare all'estero, serve un visto e un permesso di soggiorno con motivazione valida (se uno vuole trovare semplicemente i parenti in Germania non può), il tutto a un prezzo non molto ragionevole e che dissuade a un certo punto dall'imbarcamenarsi in queste faccende. Il discorso verte poi sulla lezione della professoressa, che in alcuni tratti ha mostrato grande intelligenza e polso: per esempio sul fatto che nelle serie tv turche (la cui produzione è a dir poco immensa) ritornano continuamente motivi e peculiarità della letteratura ottomana, senza che i giovani e vecchi turchi se ne accorgano. Il culmine sicuramente è stato toccato quando si parlava delle differenze sociali fra maschi e femmine nella Turchia moderna: i ragazzi all'università per esempio sono sì intelligenti, ma sfaccendati, svogliati; al contrario le ragazze sono molto più attive, diligenti e responsabili. E questo non è un luogo comune, è la pura verità: tant'è che se un ragazzo viene bocciato la famiglia non lo rimprovera, mentre se è la ragazza allora sì. La sensazione che siano davvero le donne che trainano questo paese è palese, si sente nell'aria e mi pareva di averla già avvertita. Le donne turche sanno il fatto loro, anche non è raro vedere una 70enne con la zappa o chinata per terra o mentre trasporta oggetti pesanti. Ennesimo complimento, e con questo finisco, sono anche in media parecchio più belle delle italiane. Le cause di questa disparità sono da imputare a molteplici fattori, che ancora bene non ho capito ma spero di venirne a capo prima o poi.

Il giorno dopo è dedicato al relax. Casa dolce casa. "Evim güzel evim" come si dice qui, "mia casa bella mia casa". Finalmente ho il tempo di fare tutte le mie cose in tranquillità. Mi alzo alle 10, guardo un po' di info per l'università e mi accorgo all'improvviso che fuori piove. Non c'è niente di meglio che stare a casa al calduccio mentre fuori la gente si affanna per trovare un riparo dalla pioggia, che qui a Istanbul ho visto solo raramente. Esco comunque per fare una spesuccia, un paio di quaderni per gli appunti e alimentari. Segue pasta pepe e pancetta, più caffè. Mhmm. La tendenza è di alternare cibo turco a cibo italiano, sinceramente mangiare solo cibo turco ogni giorno se non sei abituato è abbastanza pesante. Per la prima volta da due settimane a questa parte posso dedicarmi a pieno allo studio del turco, che dà buoni risultati. Il programma di stasera è un giro a Istanbul, con Angelo vicino a Taksim; pare ci sia una festa erasmus, non so proprio cosa aspettarmi. Stay tuned.

mercoledì 28 settembre 2011

Piacevoli sorprese

Oggi o la andava o la spaccava. Direi che è andata. Mi ritrovo con Idil poco prima  di mezzogiorno davanti alla sede centrale della Yildiz (la mia università) e da lì prendiamo un autobus, sempre in compagnia del nostro amico siciliano Angelo alla volta del campus di Davutpaşa, un bel po' lontano ma ce la sbrighiamo in 35 minuti cronometrati, non male. Ci dirigiamo subito nell'ala dell'edificio principale riservato al nostro dipartimento, parliamo con la nostra coordinatrice e scopriamo con piacere che, contrariamente a quanto ci avevano detto a Ca' Foscari, possiamo scegliere qualsiasi esame di qualsiasi dipartimento dell'università. E' una notizia d'oro che permette di smarcarci da Sociologia (che per quanto interessante non è il nostro campo) e magari orientarci su un bel dipartimento di Lingua e Letteratura Turca, il top per degli aspiranti turcologi; nondimeno, il campus principale dove si tengono queste e maggior parte delle lezioni è di gran lunga più comodo da raggiungere rispetto a Davutpaşa. Dopo aver parlato con alcuni insegnanti (che mi hanno lasciato una buona impressione, anche per la buona capacità di farsi capire mentre parlano) ci facciamo un giretto in questo recente campus, costruito sulle fondamenta (e qualche rovina) della vecchia caserma prima bizantina poi ottomana (la collina su cui sorge era il vecchio Campo Marte, per secoli pare). Il nuovo aspetto del posto è completamente trasformato: sorgono qua e là facoltà nuove di zecca, mentre intorno manca ancora un adeguato contorno estetico e pratico gradevole (giardinetti, piazzette, strade sterrate, percorsi pedonali: molti ancora in costruzione). Per il resto quello che in futuro sarà si intuisce già: un campus american style, con tanto di mensa enorme, negozi, banchetti, palestre, tutto quello che serve. Certe cose in Italia ce le sogniamo, qui sognare non è vietato, pare. Dopo aver mangiato ci stendiamo sull'erba appena tagliata contemplando le millemila lezioni che di colpo possiamo frequentare senza problemi, poi torniamo tramite bus a Beşiktaş, vicino alla sede centrale. Detto così sembra questione di pochi minuti, in realtà è durato la bellezza di 1 ora circa. Io e Idil conveniamo che ha fatto "un giro della madonna". Colpa del ritardo astronomico anche il traffico disumano che ogni giorno affligge questa città, che in realtà non è un città ma una megalopoli, un insieme di centri urbani che non si finiscono di contare. Al confronto Milano è verosimilmente uno solo delle decine di quartieri di Istanbul, molto più tranquilla come città (e so che può suonare strano). Mentre prendo il il solito vaporetto Beşiktaş-Üsküdar vedo il sole che fra le nuvole sprigiona raggi caldi e dorati e illumina ogni giorno la mia breve traversata da una parte all'altra del Bosforo. Capisco che sono felice di stare in questa città, che ho voglia di godermela a modo mio e fino in fondo. E per domani un bel inşallah con queste lezioni.

martedì 27 settembre 2011

Studente di Istankara

Di ritorno da Ankara dopo quasi una settimana (e per fortuna che dovevano essere 4 giorni massimo) mi ritrovo a Istanbul e come dovevo aspettarmi rimango travolto da mille problemi, più o meno attesi. Andando con ordine, arrivo ad Ankara e vengo accolto dalle mie compagne di turco a Venezia, Giulia e Francesca (insieme alla loro simpatica coinquilina turca Esen), che mi ospiteranno molto gentilmente per i successivi 3 giorni nella loro casetta a Kurtuluş. Non sono l'unico ospite della casa: anche la mia dolce metà in assenza di residenza ha chiesto soccorso alle sue amiche italiane per un tetto sopra la testa, in attesa di una sistemazione. Ankara si trova nel bel mezzo della penisola anatolica, fondamentalmente in mezzo al nulla. Spostare la capitale dalla Istanbul dei sultani, simbolo di decadenza per la nuova èlite politica che si avvicendava al potere, all'Ankara repubblicana ha dato un forte segnale di discontinuità, ma per ora la nuova capitale del nuovo stato turco non è all'altezza della vecchia capitale. Città grande, ordinata e abbastanza ricca, non così brutta come di solito si dice, ma totalmente priva della bellezza naturale e artificiale della antica Bisanzio. Anche per chi ci vive è un eterno confronto con Istanbul e il senso di inferiorità è una ovvia conseguenza. I giorni ad Ankara procedono tranquilli, in compagnia si passa tempo fra uffici erasmus, centri vodafone e ogni tanto negozi (si sa, quando si è ospiti è meglio adeguarsi e non lamentarsi). Non mancano le visite culturali, per esempio al castello di Ankara e il sottostante borgo, tra le cui case povere troviamo un delizioso ristorantino familiare dove assaporiamo le delizie delle cucina turca casareccia, fra cui mantı, gözleme ripieni di melanzane e altre leccornie. Unico peccato non poter visitare il museo archeologico, uno dei pochi motivi validi per visitare Ankara: il prezzo intero era 15 lire, come studenti erasmus gratis ma al momento non avevamo ancora il badge dell'università, quindi la visita è solo rimandata. La cosa che ho preferito di Ankara è stata la monumentale tomba di Atatürk: inutile accennare alla grande importanza del suo personaggio, penso che sia più importante pensare a come sia riuscito a cambiare il paese nel giro di pochi decenni, sua vera e propria creatura, specchio della sua visione nazionalistico-etnica, purtroppo gravida di contraddizioni ancora irrisolte, insieme al conflittuale rapporto col vecchio regime Ottomano. La tomba più monumentale di così non può essere: puro stile architettonico fascista, e infatti rende bene la sensazione che vuole suscitare: timore, rispetto, obbedienza. Il giorno seguente dopo una riunione erasmus dell'università di Ankara in cui mi intrufolo senza problemi (del resto sono in una città diversa in una università diversa) si parlotta di una gita al mare di due giorni nei dintorni di Antalya, famosa località turistica. Per gli studenti erasmus è gratis, per gli studenti "mentori" di Ankara Universitesi 15 lire tutto compreso, per gente che vuole corrompere gli organizzatori della gita bastano 100 lire (circa 40 euro). Sollecitato ad accettare l'offerta sconcia da una a cui non si può e non si vuole dire di no, non malvolentieri allungo la manina e partiamo alla volta di Manavgat. Dopo 7 ore di viaggio arriviamo in questo bel villaggio turistico, dove alloggio pranzo cena colazione piscina e trasporti sono tutti inclusi, e passiamo fondamentalmente due bei giorni di pura vacanza e relax. Mare, piscina, pranzo, piscina, cena, discoteca all'aperto. Peccato non aver fatto che una sola gita ad Alanya, pazienza ci ritornerò un'altra volta per un giro un po' più culturale (del resto avrei speso molto di più andando con mezzi miei).

E torniamo al momento presente: dopo 5 ore di viaggio in qualche modo riesco a tornare a casa, prendere di corsa i documenti e raggiungere in tempo l'ufficio erasmus in compagnia di Idil, anch'essa compagnia di studi a Venezia. L'attesa è lunga, il risultato magro: vediamo solo di fretta la nostra coordinatrice, che ci dà la notizia che siamo gli unici due erasmus nel nostro dipartimento, e di corsa scappa via promettendoci la sera una mail che ci illumini sui corsi e gli orari. Che non arriva. Dobbiamo pure contattarla sul cellulare per ricordare che esistiamo. Tra le curiosità di questi due giorni insipidi: una delle famose ragazze "giongion" si esibisce nella parlata a patata-in-bocca, e mi accorgo che è disgustoso sentire parlare così una ragazza a lungo tempo; ambiente allegro del campus, pieno di ragazzi, e anche stand dove suonano finalmente musica europea e americana (perché queste quasi due settimane sono state mono-tone, nel vero senso della parola: pop turco a valanga, dappertutto, e anche se non lo vuoi sentire: si salvi chi può); momenti di panico in casa: internet se ne va nel tentativo di cambiare tariffa, alla fine nel giro di un giorno Özgür si fa valere e guadagna quei pochi mega per farlo andare più veloce. Domani giro nel campus di Davutpaşa con la coordinatrice, speriamo di avere belle sorprese.

lunedì 19 settembre 2011

Yogurt & Carbonara

Secondo giorno. Già comincio a scrivere a singhiozzi, ma sarebbe impossibile scrivere ogni giorno. E poi ci si annoierebbe a leggere lunghi post sui resoconti di ogni minuto. La mattinata è partita tardi, non mi arrischiavo di uscire senza sapere bene quali fossero le mie chiavi (il mio coinquilino dormiva sonni profondi) al che solo alle 11:30 mi faccio un caffè con la moca e lo offro a Özgür, che rimane impressionato dalla ingegnosissima tecnologia italica. Dopo di che andiamo in ferramenta per duplicare la chiave del portoncino e poi da Turkcell per la scheda telefonica turca. Dopo un po' di tempo trascorso su internet forse la tariffa che ho scelto non è la più adatta, mando troppi messaggi.. la cambierò. Segue un buonissimo misto di Börek con spinaci e patate vicino allo scalo di Üsküdar, davvero gustoso. Tornati a casa ci si scambia tra coinquilini qualche conoscenza su youtube di video musicali, e il mio coinquilino mi invita a vedere le prove del suo ex gruppo metal, non lontano dalla base. Gruppo infoiatissimo, bravi per il loro genere, ma una musica così estrema (e tutta in grawl) non è molto tra le mie corde (chissà cosa ne direbbe Jurek); pazienza, è stato comunque divertente. Segue una biretta o due (no, due birrone Efes, meglio) in uno dei pub della strada famosa per i pub a Üsküdar (sembra una sintassi da arabisti, vero?). Il gruppo è simpatico, alla mano. Nonostante il mio turco ancora deboluccio per capire ed esprimermi adeguatamente, c'è solo spazio per qualche battuta sul servizio militare o la fauna urbana turca (dai tamarri ai "giongion", tipiche ragazze di Istanbul, ricche, alla moda, occidentalizzate che parlano come se avessero una grossa patata in bocca; perché fa più figo).

Il giorno seguente parte come quello precedente: a rilento. Solo alle 11 sono veramente attivo, e parlo con un amico del mio coinquilino che è venuto la sera prima a dormire da noi, perché troppo lontano da casa (capita in una città da 16 milioni di abitanti). Si parla molto, anche lui pare avere i miei stessi dubbi sulla Turchia odierna, così contraddittoria per prassi religiosa e reale (molto più profana) e si capisce com'è difficile trovare un'identità unica per un cittadino turco, spaesato di fronte al continuo variare di abitudini nella vita quotidiana (spesso appunto causato da scelte di fede o meno) che determinano comportamenti diversi e spesso in contrasto fra loro. Eppure si convive pacificamente. Spero di riuscire a capire meglio un giorno questa situazione. Nel primo pomeriggio mi incontro con Angelo, anche lui erasmus alla mia stessa università. Alla ricerca disperata di una casa dove vivere (per ora sta in ostello) ci facciamo un giro intanto all'ufficio erasmus della nostra università, che senza tanti giri di parole ci rimanda indietro esortandoci a tornare nei prossimi giorni; motivo di tale grande rifiuto: ignoto. Fatto sta che propongo ad Angelo di vedere casa mia e intanto avere un'idea vaga di Üsküdar (il quartiere dove vivo). Dopo un po' di relax non può mancare una bella carbonara. Rovinata (per fortuna solo nel suo piatto) da Özgür con una colata di yogurt che cancella ogni traccia di uova, pepe e pancetta dalla pasta. Inutile farglielo capire, per lui lo yogurt va su tutto. E così siamo arrivato al momento presente. Penso che sia l'ora di studiare un po' il turco. Görüşürüz!

sabato 17 settembre 2011

Si parte

Dopo una sessione esami così così, Venezia si lascia salutare senza troppa malinconia o tristezza, ci sono altre faccende da risolvere ben più importanti che attendono altrove. Ormai la testa è inutile dirlo era già in quel paese strano, pieno di contraddizioni e per questo unico nel panorama medio orientale che è la Turchia. Anche se dovrei essere già ben abituato non faccio a meno di sorprendermi di certi tratti ed esperienze quotidiane tipicamente turche, come: uscire dall'aeroporto e trovare una coda interminabile di taxi (ben più economici e usati che da noi), cominciare a parlare con il tassista e sentirsi la solita domanda dopo aver detto che sei italiano ("che squadra tifi?") seguita da tutto l'elenco dei giocatori, allenatori e presidenti di società famosi in Turchia che a volte manco io conosco. Se c'è una cosa in cui sono esperti i turchi è il calcio, dimenticatevi dello stereotipo dell'italiano maniaco del calcio, il turco lo batte 3-0 a tavolino. Le difficoltà linguistiche per ora mi impediscono di approfondire queste discussioni, per fortuna poi il discorso cambia e si parla di famiglia, con il tassista che mostra il suo dolce lato paterno chiamando la figlia di 5 anni e mettendo il vivavoce per farmi sentire la sua vocina. Peccato che dopo faceva i commenti su ogni ragazza che passava sul marciapiede accanto, del tipo "ma guarda quella, ti mangio a te, ti mangio" (traduzione letterale, quindi usate un po' di immaginazione ecco). Il viaggio da come si sarà capito è durato una infinità, causa principale ovviamente l'immancabile traffico di Istanbul (speravo di salvarmi questa volta, speranza vana). Durante quest'Odissea non mancava la musica pop (turca, c'è da dirlo?) a tutto volume, col simpatico tassista che non si faceva problemi a regolare il sound delle casse, con tutti gli effetti stereo possibili e immaginabili. A fasi di silenzi è seguito un vero e proprio esame di tedesco, dato che ovviamente il tassista ha parenti in Germania (ma non può andare a trovarli perché per fare il visto hai anche bisogno di un motivo valido, e pare che visitare parenti non lo sia). Passato con voti discreti l'esame, il tempo è passato e ormai è un'ora che sono imbottigliato nel traffico, e il tassista deve tornare a casa dalla figlioletta che lo implorava al telefono di tornare subito. Non c'è problema, andare contromano è lecito se hai fretta. Un paio di volte abbiamo rischiato un frontale, ma loro ci sono abituati, perché in Turchia esiste solo un tipo di guida: quella sportiva. Alle 20 circa arriviamo in zona intorno alla destinazione, necessita quindi una chiamata al mio coinquilino turco per trovare l'indirizzo nell'intrico disordinato delle strade del quartiere. La casa mi sorprende piacevolmente: nuova di zecca, spazi ampi e giusti per due persone, nè troppo grande nè troppo piccola. Accogliente in definitiva. Messo a posto tutte le cose, adesso mi riposo e penso alle mille incombenze che mi occuperanno domani. Speriamo bene.