mercoledì 9 novembre 2011

Oh mare nero oh mare nero mare neee

Una settimana che non scrivo. Ma è Bayram ragazzi (festa) per una settimana, quindi me la prendo comoda pure io a scrivere qui. Nel precedente post dicevo che sarei partito per il giro sul mar nero alle 5:30 di mattina. Rettifico: l'omino al telefono intendeva le 17:30. Al momento di andare a prendere i biglietti sono rimasto di sasso. Con la forza della disperazione riesco a trovare poi dei biglietti che ci portano a Zonguldak, a circa 2 ore e mezza dalla destinazione finale. Non male perché tanto più vicino era impossibile arrivare. Prendo i biglietti al volo e partiamo in allegra compagnia a mezzanotte: Lucia, Marco (catanese di Piazza Armerina) ed io. Il viaggio è pesantino, alcuni di noi non prendono molto sonno ma il sottoscritto ormai c'è avvezzo. Arriviamo a Zonguldak intorno alle 7:30, due ore di ritardo per il traffico mostruoso dell'inizio bayram. Da Zonguldak prendiamo un minibus per Bartın (due orette) poi da lì un altro minibus per Amasra, meeting point col resto della truppa in arrivo da Ankara. Per come stava andando la situazione biglietti non è andata per niente male: abbiamo solo aspettato una mezz'ora l'arrivo degli altri (Giulia, Francesca e Idil). Amasra, paesino di mare di circa 7000 abitanti è diventata col tempo una meta turistica per la sua tranquillità e bellezza naturale ancora intatta per fortuna. Porto molto antico, nota come Amastris e ancora prima citata come Sesamo nientepopodimeno che da Omero. Il piede italico pestò la sua terra per due volte: prima i romani nel 70 a.c. e poi i genovesi nel 1261 quando costruirono una fortezza in parte ancora esistente. Di mezzo c'è pure una chiesa bizantina del 9° secolo a.c., che purtroppo non siamo riusciti a visitare perché chiusa. In giro c'è poca gente, i turisti non sono ancora arrivati e quindi è ancora più piacevole passeggiare per le tranquille vie e litorali del paese, che si articola in un'isola collegata al vicinissimo promontorio con un piccolo ponte. Molto pittoresco. Ad Amasra soggiorniamo una notte, e la scelta dell'alloggio è stata a dir poco ottima: in pieno centro in posizione elevata appartamento da 6 persone nuovo di zecca, vista spettacolare che domina il paese e la spiaggia principale. Meglio di così era difficile. Passiamo due giorni di relax utili per staccare dal caos di Istanbul, ci voleva proprio. Anche il museo di Amasra è degno di essere visitato: molti resti dell'epoca romana sono stati trovati di recente, come busti, teste, statue e oggettistica varia.
Seconda e ultima tappa del viaggio: Safranbolu, città patrimonio mondiale dell'Unesco dal 1994 "per la perfetta conservazione delle case tradizionali". In effetti è vero, da quel momento si sono impegnati molto a Safranbolu per tenere in ordine e restaurare la città da cima a fondo. Potrebbe somigliare a un paesino del Trentino, ma probabilmente è più curato. Anche lì rimaniamo una notte, in un bed & breakfast in una di queste case tradizionali in pieno centro (come sempre). Ottima scelta anche questa, anche l'accoglienza del proprietario è stata davvero calorosa. Tra le cose da vedere in città oltre alle case in sè anche il mercato (che ha riscosso molto successo tra le nostre compagne di viaggio) un antico hamam ancora in uso e un caravanserraglio perfettamente conservato. Pienamente soddisfatto sia delle mete visitate sia della compagnia, sempre allegra e incline a giochi di società (che esporterò sicuramente nel mio piccolo) ce ne torniamo esausti a Istanbul, alle 2 di notte circa.
Nei due giorni seguenti, dedicati allo studio principalmente, tentiamo una visita Lucia, Angelo ed io a Dolmabahçe, enorme palazzo sul Bosforo, ultima residenza di Mustafa Kemal Atatürk. Una fila chilometrica e l'ora tarda ci convincono a cambiare intenzione e andiamo al Museo del Mare da lì poco distante: pochi lo sanno, ma la marina militare ottomana è stata una delle più potenti di tutto il mediterraneo per secoli. Allora ecco qua sale e sale di modelli di navi, ritratti di ammiragli, equipaggiamenti di bordo, strumenti di navigazione, bandiere, mappe e alla fine anche una simpatica sezione dedicata ai bambini (tipo noi): puzzle da completare di navi, ma soprattutto postazioni per fare i svariati tipi di nodi con tanto di istruzioni. Dopo la visita decidiamo di fare un giretto a Ortaköy, un piccolo distretto di Beşiktaş con vista magnifica sul Bosforo e sul vicinissimo ponte omonimo. In un gesto di follia da una libreria di seconda mano mi prendo un volume speciale di Paperino in italiano a 1 euro e qualcosa, poi tocca alla pancia saziarsi: la famosa kumpir di Ortaköy (patata al cartoccio tagliata a metà e riempita con formaggio, wurstel, maionese, piselli e olive) e waffles con nutella, fragole, crema chantilly, zuccherini e granelle di cioccolato sopra. Stasera penso di non mangiare nulla, ma che bontà. Altre delizie culinarie in arrivo, sorpresa.

1 commento:

  1. Ciao!! come va??
    Mi ritrovo su questo blog, a causa degli strani casi dell'ipertesto:)
    Ho trovato il post della nostra vacanza insieme, ricordando di nuovo ogni secondo.
    Come va la vita? Io adesso vivo e lavoro a Roma, tu??
    Idil come sta?? La vedi ancora?

    A presto spero, anzi, gorusuruz!!!;)
    Marco

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