mercoledì 28 settembre 2011

Piacevoli sorprese

Oggi o la andava o la spaccava. Direi che è andata. Mi ritrovo con Idil poco prima  di mezzogiorno davanti alla sede centrale della Yildiz (la mia università) e da lì prendiamo un autobus, sempre in compagnia del nostro amico siciliano Angelo alla volta del campus di Davutpaşa, un bel po' lontano ma ce la sbrighiamo in 35 minuti cronometrati, non male. Ci dirigiamo subito nell'ala dell'edificio principale riservato al nostro dipartimento, parliamo con la nostra coordinatrice e scopriamo con piacere che, contrariamente a quanto ci avevano detto a Ca' Foscari, possiamo scegliere qualsiasi esame di qualsiasi dipartimento dell'università. E' una notizia d'oro che permette di smarcarci da Sociologia (che per quanto interessante non è il nostro campo) e magari orientarci su un bel dipartimento di Lingua e Letteratura Turca, il top per degli aspiranti turcologi; nondimeno, il campus principale dove si tengono queste e maggior parte delle lezioni è di gran lunga più comodo da raggiungere rispetto a Davutpaşa. Dopo aver parlato con alcuni insegnanti (che mi hanno lasciato una buona impressione, anche per la buona capacità di farsi capire mentre parlano) ci facciamo un giretto in questo recente campus, costruito sulle fondamenta (e qualche rovina) della vecchia caserma prima bizantina poi ottomana (la collina su cui sorge era il vecchio Campo Marte, per secoli pare). Il nuovo aspetto del posto è completamente trasformato: sorgono qua e là facoltà nuove di zecca, mentre intorno manca ancora un adeguato contorno estetico e pratico gradevole (giardinetti, piazzette, strade sterrate, percorsi pedonali: molti ancora in costruzione). Per il resto quello che in futuro sarà si intuisce già: un campus american style, con tanto di mensa enorme, negozi, banchetti, palestre, tutto quello che serve. Certe cose in Italia ce le sogniamo, qui sognare non è vietato, pare. Dopo aver mangiato ci stendiamo sull'erba appena tagliata contemplando le millemila lezioni che di colpo possiamo frequentare senza problemi, poi torniamo tramite bus a Beşiktaş, vicino alla sede centrale. Detto così sembra questione di pochi minuti, in realtà è durato la bellezza di 1 ora circa. Io e Idil conveniamo che ha fatto "un giro della madonna". Colpa del ritardo astronomico anche il traffico disumano che ogni giorno affligge questa città, che in realtà non è un città ma una megalopoli, un insieme di centri urbani che non si finiscono di contare. Al confronto Milano è verosimilmente uno solo delle decine di quartieri di Istanbul, molto più tranquilla come città (e so che può suonare strano). Mentre prendo il il solito vaporetto Beşiktaş-Üsküdar vedo il sole che fra le nuvole sprigiona raggi caldi e dorati e illumina ogni giorno la mia breve traversata da una parte all'altra del Bosforo. Capisco che sono felice di stare in questa città, che ho voglia di godermela a modo mio e fino in fondo. E per domani un bel inşallah con queste lezioni.

2 commenti:

  1. "..certe cose in Italia ce le sogniamo, qui sognare non è vietato, pare.." profetico e poetico allo stesso tempo :)

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  2. Marco mai prendere l'autobus nelle ore di punta...prendi il tram o il metrobus! Altrimenti rischi l'imbottigliamento selvaggio per oreeee!

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