venerdì 30 settembre 2011

Evim güzel evim

Rinvigorito da un certo ottimismo, il giorno dopo parto alla volta della Yildiz pensando alle due lezioni che ci attendono. Ci diamo appuntamento mezz'ora prima, ma io e Idil ci accorgiamo dopo poco che c'è qualcosa che non va: nessuno sa dove sia il dipartimento di Lingua e Letteratura Turca. Scopriamo infatti che è stato spostato quest'anno dal campus principale a quello nuovo a Davutpaşa, un vero peccato. A darci la dolente notizia il professor Fabio Grassi, docente a Sociologia e forse mio futuro docente. Grassi, da 13 anni in Turchia ma non si direbbe, è un tipo abbastanza comico: lo becchiamo sempre per caso, e sembra sempre impreparato al nostro arrivo, "un misto di sbadataggine e isteria" secondo Idil. Fa ridere come gesticola mentre cerca di parlare in turco, da stereotipo dell'italiano. Ci facciamo coraggio e prendiamo un altro autobus per arrivare in tempo almeno per la lezione delle 14, "Letteratura nel periodo delle Tanzimat". La professoressa ci dice subito che è troppo difficile per noi studenti erasmus ed è inadatta perché è una lezione pesante e preparatoria per una carriera da insegnante, diciamo non esattamente un corso da prendere sotto gamba. A fine lezione ci si avvicinano due ragazze turche, che incuriosite dal nostro fare da forestieri ci accompagnano a bere un çay mentre discutiamo delle più svariate cose. Incontro interessante e dai molteplici spunti di riflessione, con qualche conferma di idee già covate nella mia testolina: per esempio, la grande voglia delle nuove generazioni in Turchia di viaggiare e vedere il mondo (e l'Europa in particolare) ostacolata da problemi economici e burocratici; per un cittadino turco è molto difficile e costoso andare all'estero, serve un visto e un permesso di soggiorno con motivazione valida (se uno vuole trovare semplicemente i parenti in Germania non può), il tutto a un prezzo non molto ragionevole e che dissuade a un certo punto dall'imbarcamenarsi in queste faccende. Il discorso verte poi sulla lezione della professoressa, che in alcuni tratti ha mostrato grande intelligenza e polso: per esempio sul fatto che nelle serie tv turche (la cui produzione è a dir poco immensa) ritornano continuamente motivi e peculiarità della letteratura ottomana, senza che i giovani e vecchi turchi se ne accorgano. Il culmine sicuramente è stato toccato quando si parlava delle differenze sociali fra maschi e femmine nella Turchia moderna: i ragazzi all'università per esempio sono sì intelligenti, ma sfaccendati, svogliati; al contrario le ragazze sono molto più attive, diligenti e responsabili. E questo non è un luogo comune, è la pura verità: tant'è che se un ragazzo viene bocciato la famiglia non lo rimprovera, mentre se è la ragazza allora sì. La sensazione che siano davvero le donne che trainano questo paese è palese, si sente nell'aria e mi pareva di averla già avvertita. Le donne turche sanno il fatto loro, anche non è raro vedere una 70enne con la zappa o chinata per terra o mentre trasporta oggetti pesanti. Ennesimo complimento, e con questo finisco, sono anche in media parecchio più belle delle italiane. Le cause di questa disparità sono da imputare a molteplici fattori, che ancora bene non ho capito ma spero di venirne a capo prima o poi.

Il giorno dopo è dedicato al relax. Casa dolce casa. "Evim güzel evim" come si dice qui, "mia casa bella mia casa". Finalmente ho il tempo di fare tutte le mie cose in tranquillità. Mi alzo alle 10, guardo un po' di info per l'università e mi accorgo all'improvviso che fuori piove. Non c'è niente di meglio che stare a casa al calduccio mentre fuori la gente si affanna per trovare un riparo dalla pioggia, che qui a Istanbul ho visto solo raramente. Esco comunque per fare una spesuccia, un paio di quaderni per gli appunti e alimentari. Segue pasta pepe e pancetta, più caffè. Mhmm. La tendenza è di alternare cibo turco a cibo italiano, sinceramente mangiare solo cibo turco ogni giorno se non sei abituato è abbastanza pesante. Per la prima volta da due settimane a questa parte posso dedicarmi a pieno allo studio del turco, che dà buoni risultati. Il programma di stasera è un giro a Istanbul, con Angelo vicino a Taksim; pare ci sia una festa erasmus, non so proprio cosa aspettarmi. Stay tuned.

mercoledì 28 settembre 2011

Piacevoli sorprese

Oggi o la andava o la spaccava. Direi che è andata. Mi ritrovo con Idil poco prima  di mezzogiorno davanti alla sede centrale della Yildiz (la mia università) e da lì prendiamo un autobus, sempre in compagnia del nostro amico siciliano Angelo alla volta del campus di Davutpaşa, un bel po' lontano ma ce la sbrighiamo in 35 minuti cronometrati, non male. Ci dirigiamo subito nell'ala dell'edificio principale riservato al nostro dipartimento, parliamo con la nostra coordinatrice e scopriamo con piacere che, contrariamente a quanto ci avevano detto a Ca' Foscari, possiamo scegliere qualsiasi esame di qualsiasi dipartimento dell'università. E' una notizia d'oro che permette di smarcarci da Sociologia (che per quanto interessante non è il nostro campo) e magari orientarci su un bel dipartimento di Lingua e Letteratura Turca, il top per degli aspiranti turcologi; nondimeno, il campus principale dove si tengono queste e maggior parte delle lezioni è di gran lunga più comodo da raggiungere rispetto a Davutpaşa. Dopo aver parlato con alcuni insegnanti (che mi hanno lasciato una buona impressione, anche per la buona capacità di farsi capire mentre parlano) ci facciamo un giretto in questo recente campus, costruito sulle fondamenta (e qualche rovina) della vecchia caserma prima bizantina poi ottomana (la collina su cui sorge era il vecchio Campo Marte, per secoli pare). Il nuovo aspetto del posto è completamente trasformato: sorgono qua e là facoltà nuove di zecca, mentre intorno manca ancora un adeguato contorno estetico e pratico gradevole (giardinetti, piazzette, strade sterrate, percorsi pedonali: molti ancora in costruzione). Per il resto quello che in futuro sarà si intuisce già: un campus american style, con tanto di mensa enorme, negozi, banchetti, palestre, tutto quello che serve. Certe cose in Italia ce le sogniamo, qui sognare non è vietato, pare. Dopo aver mangiato ci stendiamo sull'erba appena tagliata contemplando le millemila lezioni che di colpo possiamo frequentare senza problemi, poi torniamo tramite bus a Beşiktaş, vicino alla sede centrale. Detto così sembra questione di pochi minuti, in realtà è durato la bellezza di 1 ora circa. Io e Idil conveniamo che ha fatto "un giro della madonna". Colpa del ritardo astronomico anche il traffico disumano che ogni giorno affligge questa città, che in realtà non è un città ma una megalopoli, un insieme di centri urbani che non si finiscono di contare. Al confronto Milano è verosimilmente uno solo delle decine di quartieri di Istanbul, molto più tranquilla come città (e so che può suonare strano). Mentre prendo il il solito vaporetto Beşiktaş-Üsküdar vedo il sole che fra le nuvole sprigiona raggi caldi e dorati e illumina ogni giorno la mia breve traversata da una parte all'altra del Bosforo. Capisco che sono felice di stare in questa città, che ho voglia di godermela a modo mio e fino in fondo. E per domani un bel inşallah con queste lezioni.

martedì 27 settembre 2011

Studente di Istankara

Di ritorno da Ankara dopo quasi una settimana (e per fortuna che dovevano essere 4 giorni massimo) mi ritrovo a Istanbul e come dovevo aspettarmi rimango travolto da mille problemi, più o meno attesi. Andando con ordine, arrivo ad Ankara e vengo accolto dalle mie compagne di turco a Venezia, Giulia e Francesca (insieme alla loro simpatica coinquilina turca Esen), che mi ospiteranno molto gentilmente per i successivi 3 giorni nella loro casetta a Kurtuluş. Non sono l'unico ospite della casa: anche la mia dolce metà in assenza di residenza ha chiesto soccorso alle sue amiche italiane per un tetto sopra la testa, in attesa di una sistemazione. Ankara si trova nel bel mezzo della penisola anatolica, fondamentalmente in mezzo al nulla. Spostare la capitale dalla Istanbul dei sultani, simbolo di decadenza per la nuova èlite politica che si avvicendava al potere, all'Ankara repubblicana ha dato un forte segnale di discontinuità, ma per ora la nuova capitale del nuovo stato turco non è all'altezza della vecchia capitale. Città grande, ordinata e abbastanza ricca, non così brutta come di solito si dice, ma totalmente priva della bellezza naturale e artificiale della antica Bisanzio. Anche per chi ci vive è un eterno confronto con Istanbul e il senso di inferiorità è una ovvia conseguenza. I giorni ad Ankara procedono tranquilli, in compagnia si passa tempo fra uffici erasmus, centri vodafone e ogni tanto negozi (si sa, quando si è ospiti è meglio adeguarsi e non lamentarsi). Non mancano le visite culturali, per esempio al castello di Ankara e il sottostante borgo, tra le cui case povere troviamo un delizioso ristorantino familiare dove assaporiamo le delizie delle cucina turca casareccia, fra cui mantı, gözleme ripieni di melanzane e altre leccornie. Unico peccato non poter visitare il museo archeologico, uno dei pochi motivi validi per visitare Ankara: il prezzo intero era 15 lire, come studenti erasmus gratis ma al momento non avevamo ancora il badge dell'università, quindi la visita è solo rimandata. La cosa che ho preferito di Ankara è stata la monumentale tomba di Atatürk: inutile accennare alla grande importanza del suo personaggio, penso che sia più importante pensare a come sia riuscito a cambiare il paese nel giro di pochi decenni, sua vera e propria creatura, specchio della sua visione nazionalistico-etnica, purtroppo gravida di contraddizioni ancora irrisolte, insieme al conflittuale rapporto col vecchio regime Ottomano. La tomba più monumentale di così non può essere: puro stile architettonico fascista, e infatti rende bene la sensazione che vuole suscitare: timore, rispetto, obbedienza. Il giorno seguente dopo una riunione erasmus dell'università di Ankara in cui mi intrufolo senza problemi (del resto sono in una città diversa in una università diversa) si parlotta di una gita al mare di due giorni nei dintorni di Antalya, famosa località turistica. Per gli studenti erasmus è gratis, per gli studenti "mentori" di Ankara Universitesi 15 lire tutto compreso, per gente che vuole corrompere gli organizzatori della gita bastano 100 lire (circa 40 euro). Sollecitato ad accettare l'offerta sconcia da una a cui non si può e non si vuole dire di no, non malvolentieri allungo la manina e partiamo alla volta di Manavgat. Dopo 7 ore di viaggio arriviamo in questo bel villaggio turistico, dove alloggio pranzo cena colazione piscina e trasporti sono tutti inclusi, e passiamo fondamentalmente due bei giorni di pura vacanza e relax. Mare, piscina, pranzo, piscina, cena, discoteca all'aperto. Peccato non aver fatto che una sola gita ad Alanya, pazienza ci ritornerò un'altra volta per un giro un po' più culturale (del resto avrei speso molto di più andando con mezzi miei).

E torniamo al momento presente: dopo 5 ore di viaggio in qualche modo riesco a tornare a casa, prendere di corsa i documenti e raggiungere in tempo l'ufficio erasmus in compagnia di Idil, anch'essa compagnia di studi a Venezia. L'attesa è lunga, il risultato magro: vediamo solo di fretta la nostra coordinatrice, che ci dà la notizia che siamo gli unici due erasmus nel nostro dipartimento, e di corsa scappa via promettendoci la sera una mail che ci illumini sui corsi e gli orari. Che non arriva. Dobbiamo pure contattarla sul cellulare per ricordare che esistiamo. Tra le curiosità di questi due giorni insipidi: una delle famose ragazze "giongion" si esibisce nella parlata a patata-in-bocca, e mi accorgo che è disgustoso sentire parlare così una ragazza a lungo tempo; ambiente allegro del campus, pieno di ragazzi, e anche stand dove suonano finalmente musica europea e americana (perché queste quasi due settimane sono state mono-tone, nel vero senso della parola: pop turco a valanga, dappertutto, e anche se non lo vuoi sentire: si salvi chi può); momenti di panico in casa: internet se ne va nel tentativo di cambiare tariffa, alla fine nel giro di un giorno Özgür si fa valere e guadagna quei pochi mega per farlo andare più veloce. Domani giro nel campus di Davutpaşa con la coordinatrice, speriamo di avere belle sorprese.

lunedì 19 settembre 2011

Yogurt & Carbonara

Secondo giorno. Già comincio a scrivere a singhiozzi, ma sarebbe impossibile scrivere ogni giorno. E poi ci si annoierebbe a leggere lunghi post sui resoconti di ogni minuto. La mattinata è partita tardi, non mi arrischiavo di uscire senza sapere bene quali fossero le mie chiavi (il mio coinquilino dormiva sonni profondi) al che solo alle 11:30 mi faccio un caffè con la moca e lo offro a Özgür, che rimane impressionato dalla ingegnosissima tecnologia italica. Dopo di che andiamo in ferramenta per duplicare la chiave del portoncino e poi da Turkcell per la scheda telefonica turca. Dopo un po' di tempo trascorso su internet forse la tariffa che ho scelto non è la più adatta, mando troppi messaggi.. la cambierò. Segue un buonissimo misto di Börek con spinaci e patate vicino allo scalo di Üsküdar, davvero gustoso. Tornati a casa ci si scambia tra coinquilini qualche conoscenza su youtube di video musicali, e il mio coinquilino mi invita a vedere le prove del suo ex gruppo metal, non lontano dalla base. Gruppo infoiatissimo, bravi per il loro genere, ma una musica così estrema (e tutta in grawl) non è molto tra le mie corde (chissà cosa ne direbbe Jurek); pazienza, è stato comunque divertente. Segue una biretta o due (no, due birrone Efes, meglio) in uno dei pub della strada famosa per i pub a Üsküdar (sembra una sintassi da arabisti, vero?). Il gruppo è simpatico, alla mano. Nonostante il mio turco ancora deboluccio per capire ed esprimermi adeguatamente, c'è solo spazio per qualche battuta sul servizio militare o la fauna urbana turca (dai tamarri ai "giongion", tipiche ragazze di Istanbul, ricche, alla moda, occidentalizzate che parlano come se avessero una grossa patata in bocca; perché fa più figo).

Il giorno seguente parte come quello precedente: a rilento. Solo alle 11 sono veramente attivo, e parlo con un amico del mio coinquilino che è venuto la sera prima a dormire da noi, perché troppo lontano da casa (capita in una città da 16 milioni di abitanti). Si parla molto, anche lui pare avere i miei stessi dubbi sulla Turchia odierna, così contraddittoria per prassi religiosa e reale (molto più profana) e si capisce com'è difficile trovare un'identità unica per un cittadino turco, spaesato di fronte al continuo variare di abitudini nella vita quotidiana (spesso appunto causato da scelte di fede o meno) che determinano comportamenti diversi e spesso in contrasto fra loro. Eppure si convive pacificamente. Spero di riuscire a capire meglio un giorno questa situazione. Nel primo pomeriggio mi incontro con Angelo, anche lui erasmus alla mia stessa università. Alla ricerca disperata di una casa dove vivere (per ora sta in ostello) ci facciamo un giro intanto all'ufficio erasmus della nostra università, che senza tanti giri di parole ci rimanda indietro esortandoci a tornare nei prossimi giorni; motivo di tale grande rifiuto: ignoto. Fatto sta che propongo ad Angelo di vedere casa mia e intanto avere un'idea vaga di Üsküdar (il quartiere dove vivo). Dopo un po' di relax non può mancare una bella carbonara. Rovinata (per fortuna solo nel suo piatto) da Özgür con una colata di yogurt che cancella ogni traccia di uova, pepe e pancetta dalla pasta. Inutile farglielo capire, per lui lo yogurt va su tutto. E così siamo arrivato al momento presente. Penso che sia l'ora di studiare un po' il turco. Görüşürüz!

sabato 17 settembre 2011

Si parte

Dopo una sessione esami così così, Venezia si lascia salutare senza troppa malinconia o tristezza, ci sono altre faccende da risolvere ben più importanti che attendono altrove. Ormai la testa è inutile dirlo era già in quel paese strano, pieno di contraddizioni e per questo unico nel panorama medio orientale che è la Turchia. Anche se dovrei essere già ben abituato non faccio a meno di sorprendermi di certi tratti ed esperienze quotidiane tipicamente turche, come: uscire dall'aeroporto e trovare una coda interminabile di taxi (ben più economici e usati che da noi), cominciare a parlare con il tassista e sentirsi la solita domanda dopo aver detto che sei italiano ("che squadra tifi?") seguita da tutto l'elenco dei giocatori, allenatori e presidenti di società famosi in Turchia che a volte manco io conosco. Se c'è una cosa in cui sono esperti i turchi è il calcio, dimenticatevi dello stereotipo dell'italiano maniaco del calcio, il turco lo batte 3-0 a tavolino. Le difficoltà linguistiche per ora mi impediscono di approfondire queste discussioni, per fortuna poi il discorso cambia e si parla di famiglia, con il tassista che mostra il suo dolce lato paterno chiamando la figlia di 5 anni e mettendo il vivavoce per farmi sentire la sua vocina. Peccato che dopo faceva i commenti su ogni ragazza che passava sul marciapiede accanto, del tipo "ma guarda quella, ti mangio a te, ti mangio" (traduzione letterale, quindi usate un po' di immaginazione ecco). Il viaggio da come si sarà capito è durato una infinità, causa principale ovviamente l'immancabile traffico di Istanbul (speravo di salvarmi questa volta, speranza vana). Durante quest'Odissea non mancava la musica pop (turca, c'è da dirlo?) a tutto volume, col simpatico tassista che non si faceva problemi a regolare il sound delle casse, con tutti gli effetti stereo possibili e immaginabili. A fasi di silenzi è seguito un vero e proprio esame di tedesco, dato che ovviamente il tassista ha parenti in Germania (ma non può andare a trovarli perché per fare il visto hai anche bisogno di un motivo valido, e pare che visitare parenti non lo sia). Passato con voti discreti l'esame, il tempo è passato e ormai è un'ora che sono imbottigliato nel traffico, e il tassista deve tornare a casa dalla figlioletta che lo implorava al telefono di tornare subito. Non c'è problema, andare contromano è lecito se hai fretta. Un paio di volte abbiamo rischiato un frontale, ma loro ci sono abituati, perché in Turchia esiste solo un tipo di guida: quella sportiva. Alle 20 circa arriviamo in zona intorno alla destinazione, necessita quindi una chiamata al mio coinquilino turco per trovare l'indirizzo nell'intrico disordinato delle strade del quartiere. La casa mi sorprende piacevolmente: nuova di zecca, spazi ampi e giusti per due persone, nè troppo grande nè troppo piccola. Accogliente in definitiva. Messo a posto tutte le cose, adesso mi riposo e penso alle mille incombenze che mi occuperanno domani. Speriamo bene.